Torino, 22 set. (LaPresse) – La luce led blu è in grado di inattivare batteri e virus tra cui il SARS-CoV-2. A questa conclusione si è giunti grazie ai risultati dei test in vitro realizzati presso il Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università di Siena, in collaborazione con EmoLed, giovane azienda italiana di medical device ad alto contenuto innovativo, risultato di processi di ricerca avanzata nel campo della fotonica. L’interazione con la luce da parte di un organismo vivente o di un microrganismo produce effetti molto diversi su questi ultimi: dalla stimolazione di processi di riparazione e guarigione, là dove vi siano un danno o una patologia, al rallentamento o all’inibizione di processi fisiologici, fino alla morte cellulare, necessaria quando si vogliano inattivare patogeni come batteri e virus. Questo dipende da alcuni parametri di base dell’emissione luminosa, come la lunghezza d’onda, la densità di energia, il tempo e la frequenza di esposizione. Grazie alla ricerca italiana, nel caso specifico gli scienziati dell’Istituto di fisica applicata Nello Carrara del Cnr, negli ultimi anni è stato dimostrato che determinate lunghezze d’onda della luce visibile nell’intervallo del blu (410-430 nm) sono in grado di aiutare, in modo naturale, il processo di guarigione delle lesioni cutanee, senza l’intervento di mediatori farmacologici. Così come recenti studi in vitro hanno accertato anche l’effetto virucida della luce led blu, in particolare su virus noti come l’adenovirus, il virus respiratorio sinciziale e il SARS-CoV-2. La luce blu è una lunghezza d’onda che non riesce a interagire con il dna delle cellule, quindi non induce alcuna alterazione di tipo cancerogeno all’uomo, come invece può avvenire con lunghezze d’onda più corte come i raggi Uv.

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