La cooperante milanese ha parlato agli inquirenti dopo essere rientrata nel nostro Paese. "Mi sono convertita all'Islam ma è stata una mia libera scelta"

(LaPresse) – E' atterrato all'aeroporto militare di Ciampino il volo che ha riportato in Italia Silvia Romano, liberata ieri dopo 18 mesi di prigionia: Silvia è scesa dall'aereo dell'Aise indossando un abito islamico, con la mascherina, che si è tolta per mostrare il sorriso e salutare. Lunghissimo abbraccio con i familiari. Ad accoglierla anche il premier Conte e Luigi Di Maio.

"Sto bene, per fortuna, sto bene fisicamente e mentalmente. Ora voglio solo stare un po' di tempo con la mia famiglia. Sono felicissima, dopo tanto tempo, di essere tornata. Grazie!". Sono le prime parole pronunciate da Silvia dopo il suo arrivo.

Diciotto mesi a denti e pugni stretti, a cercare di uscire viva da un incubo.  E' stata liberata all'alba di ieri a pochi chilometri da Mogadiscio, come raccontano fonti dei servizi, dopo una "lunga e complessa preparazione" di un'operazione dell'Aise guidata da Luciano Carta, con i servizi turchi e somali. Un lavoro "condotto nel silenzio, con grande professionalità e sprezzo del pericolo", ha ricordato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini che descrive i nostri 007 come un "patrimonio di competenza e dedizione".  La 25enne era nelle mani di Al Shabab, gruppo terrorista somalo affiliato ad Al Qaeda. "Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l'ora di ritornare in Italia",  le sue prime parole dopo la liberazione.  

 Rapita la sera del 20 novembre del 2018 da un gruppo armato di fucili e machete, la cooperante dell'Onlus Africa Milele lavorava a Chakama, un villaggio del Kenya a 80 chilometri da Malindi. I suoi primi rapitori erano criminali comuni, poi individuati e processati. Per i primi mesi è stata tenuta in Kenya, poi è stata portata nel sud della Somalia ed è stata ceduta al secondo gruppo, Al Shabab.

"I sequestratori mi avevano assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato"

Silvia Romano ha spiegato di essere stata trattata bene dai suoi sequestratori. "Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato", ha spiegato la giovane agli inquirenti, coordinati dal Pm Sergio Colaiocco, che indagano sul suo rapimento. "In questi mesi sono stata trasferita frequentemente e sempre in luoghi abitati e alla presenza degli stessi carcerieri", ha detto anche Silvia.

La conversione all'Islam

"È vero, mi sono convertita all'Islam – ha spiegato Silvia – Ma è stata una mia libera scelta, non c'è stata nessuna costrizione da parte dei rapitori che mi hanno trattato sempre con umanità. Non è vero invece che sono stata costretta a sposarmi, non ho avuto costrizioni fisiche né violenze"

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