Milano, 2 ott. (LaPresse) – Domani 3 ottobre ricorre il sesto anniversario della tragedia del 2013 quando al largo dell’isola di Lampedusa 368 migranti persero la vita in uno dei più tragici naufragi avvenuti nel Mediterraneo dall'inizio delle ondate migratorie di questi recenti anni. Dal 2013 al 30 di settembre 2019 sono stati oltre 19mila i migranti morti e dispersi nelle acque del Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l'Europa. Lo ricorda Fondazione Ismu in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione, che si celebra il 3 ottobre.

Nonostante il considerevole calo degli sbarchi di migranti sulle coste europee nel corso dell'ultimo biennio, dovuto soprattutto agli accordi con la Turchia prima e con la Libia successivamente, si continua a morire in mare e resta alto il tasso di mortalità.

Più di mille persone – sostiene la Fondazione Ismu – hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nei primi nove mesi del 2019, 13 ogni mille sbarcati. In particolare il viaggio verso l'Italia è il più pericoloso: due terzi dei morti e dispersi nel Mediterraneo è partito dal Nord Africa ed era diretto in Italia.

Dal 1° gennaio al 29 settembre del 2019 sono sbarcate in Italia 7.453 persone, mentre i morti e i dispersi nella rotta del Mediterraneo centrale (in partenza principalmente dal Nord Africa) verso l'Italia sono stati 669 morti (234 nel solo mese di luglio).

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