È la Campania la principale regione dove gli episodi non vengono denunciati, ritenuti un fatto normale dal 37,85 degli intervistati, seguita dalla Basilicata e Puglia
Solo il 20% degli italiani crede che sia importante votare cittadini onesti come candidati politici per combattere la corruzione. Il 23% non denuncia perché ritiene l'essere corrotti un fatto normale. Sono i dati, inquietanti, emersi dall'ultima ricerca di Libera – Nomi e numeri contro le mafie in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione che si celebra il 9 dicembre.
La Calabria è la regione dove più alto è il numero di cittadini a conoscenza di persone che hanno ricevuto o offerto tangenti: quasi un cittadino su due, seguita dalla Basilicata con il 44% e la Sicilia con il 39,2%. Il focus si basa sul rapporto LiberaIdee, ricerca sociale con oltre 10mila persone intervistate e oltre 100 interviste a rappresentanti di associazioni di categoria. Se al Sud solo l'8% degli intervistati ritiene la corruzione poco diffusa o totalmente assente, la percentuale diventa del 34% nel Nord Est. In Campania quasi 4 su 10 intervistati non denuncia perché ritiene la corruzione un fatto normale.
Alla radice della visione disincantata sull'ampiezza del fenomeno si collocano spesso esperienze personali: circa il 30% degli intervistati da Libera ha incontrato in prima persona o tramite conoscenti richieste indebite di tangenti o altri favori, percentuale che anche in questo caso lievita a circa il 40 per cento nelle regioni del Sud, dove è quasi doppia rispetto al Nord-est. Secondo la mappa regionale della percezione e presenza della corruzione, un intervistato su due in Trentino ritiene il fenomeno poco diffuso o totalmente assente, percentuale che diventa del 43% per il Friuli Venezia Giulia. Di riflesso una percentuale da prefisso telefonico caratterizza le risposte dei siciliani: solo il 2,5% pensa che la corruzione sia poco diffusa o pressoché assente, stessa percentuale nel Lazio. È la Campania la principale regione dove gli episodi di corruzione non vengono denunciati, ritenuti un fatto normale dal 37,85 degli intervistati, seguita dalla Basilicata con il 29,4 % e Puglia con il 29,8%.
È la sfera politica il principale bersaglio selettivo della sfiducia. Il distacco è evidente soprattutto nei confronti della politica più 'distante', basti pensare che la percentuale di sfiducia verso gli amministratori locali quasi si dimezza (il 28,5%). Colpisce il divario generazionale: circa il 60 per cento dei giovani al di sotto dei 25 anni ritiene corrotti i propri governanti nazionali, percentuale che decresce nella fasce d'età superiori fino a dimezzarsi per gli over 65. Il 17% degli intervistati ritengono le stesse forze di polizia coinvolte nella corruzione.
"Nonostante arresti e condanne le mafie appaiono in buona, in certi casi ottima salute. Sono cambiate in generale le strategie prevalentemente utilizzate: pochi spargimenti di sangue e tanta corruzione", commenta Alberto Vannucci, ufficio di presidenza di Libera e professore di Scienza politica all'Università di Pisa. Vannucci punta il dito contro il "mondo di mezzo tra classe dirigente e criminalità", e avverte: "Non si possono contrastare efficacemente le mafie senza bonificare la palude della corruzione, quel terreno inquinato di relazioni opache che permette ai mafiosi di penetrare nei gangli vitali della società".
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