Emanuele Scieri fu trovato morto nel 1999 ai piedi di una torre dismessa: l'inchiesta venne riaperta nel 2017
Un arrestato per concorso in omicidio e altre due persone indagate. È lo sviluppo nelle indagini condotte dalla squadra mobile di Firenze e coordinate dai magistrati della procura pisana sulla morte di Emanuele Scieri, il parà trovato senza vita il 16 agosto del 1999 sotto una torre di addestramento della caserma Gamerra della Folgore a Pisa.
Agli arresti domiciliari è finito un'ex militare che all'epoca dei fatti era caporale e capo della camerata a cui era stato assegnato Scieri. L'arrestato, da quanto si apprende, stava per partire per gli Stati Uniti con un biglietto di sola andata dopo aver saputo delle indagini che lo riguardavano. Di qui la necessità della procura di procedere all'arresto per evitare la fuga.
Emanuele Scieri aveva 26 anni, una laurea in giurisprudenza ed era praticante in uno studio legale quando scomparve il 13 agosto 1999, lo stesso giorno del suo arrivo alla caserma Gamerra per il servizio militare di leva dopo aver svolto il Car a Firenze. All'ipotesi del suicidio i familiari non credettero mai. E oggi, dopo 19 anni dai fatti, il fratello e la madre del parà siracusano, appresi gli sviluppi dell'indagine, si sono detti emozionati. Le nuove indagini, avviate circa un anno fa, avvalorano le tesi espresse nella relazione finale della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Scieri secondo cui il parà siracusano, in un contesto di nonnismo, fu aggredito prima di salire sulla torretta della caserma Gamerra di Pisa, ai piedi della quale fu ritrovato cadavere, e non si trattò di un suicidio, come suggerì all'epoca il comando della Folgore alla magistratura che archiviò il caso.
"L'indagine – ha spiegato il procuratore di Pisa, Alessandro Crini – ha consentito di perfezionare la conoscenza relativa al nonnismo: questo dato emerge anche con modalità tali da ritenere che contro Scieri ci sia stata un'aggressione da parte dei 'nonni' anche mentre era a terra. Si tratta di ipotesi indiziarie che sono suffragate anche dalle consulenze tecniche allegate alle conclusioni della commissione parlamentare d'indagine". In particolare, la consulenza cinematica di tecnici specializzati allegata alla relazione della commissione parlamentare, evidenziò che una delle scarpe di Scieri venne ritrovata troppo distante dal cadavere, la ferita sul dorso del piede sinistro e sul polpaccio sinistro, erano del tutto incompatibili con una caduta dalla scala e mostravano chiaramente che il giovane venne aggredito prima di salire sulla scaletta.
"Abbiamo ritenuto di accertare la permanenza in vita di Scieri – ha proseguito Crini – e siamo arrivati alla conclusione che ci fosse il tempo per soccorrere Emanuele e per questo contestiamo l'omicidio volontario proprio perché il giovane è stato lasciato agonizzante a terra. Questa dinamica non è una nostra congettura ma ricavata dai vecchi accertamenti attualizzata con quelli peritali effettuati dalla commissione parlamentare. Sulle modalità con cui si sarebbero svolti i fatti c'è stata sostanziale condivisione anche con le testimonianze che abbiamo raccolto e ciò dimostra che la nostra ipotesi accusatoria non è campata in aria".
Dalle testimonianze di militari sentiti dalla commissione parlamentare nel corso dei 20 mesi di lavori, era emerso poi che già sui pullman che avevano portato Scieri e altri 69 commilitoni da Firenze a Pisa c'erano stati atti di nonnismo da parte di alcuni caporali, e che, come spiegato dalla presidente della commissione, la deputata dem Sofia Amoddio, "il quadro delle dinamiche all'interno della caserma, all'epoca della morte di Emanuele Scieri, ha messo in evidenza un'altissima, sorprendente tolleranza verso comportamenti di nonnismo, nettamente in contrasto con i regolamenti militari vigenti, il carattere diffuso e noto di comportamenti trasgressivi e l'esistenza di una sorta di disciplina parallela, legata non ai regolamenti formali ma ai concetti di consuetudine e tradizione".
Commentando la svolta nelle indagini con l'arresto dell'ex commilitone del parà siciliano, Amoddio ha affermato che "rappresenta un passo importante verso la ricerca della verità e della giustizia che la famiglia Scieri e l'opinione pubblica stanno aspettando da 19 anni". Di svolta che dopo tanti anni avvicina alla giustizia "per Emanuele e per la sua famiglia" ha parlato anche la deputata di Forza Italia Stefania Prestigiacomo, vicepresidente della commissione parlamentare sul caso Scieri. "Per arrivare a questo importante risultato – ha sottolineato Prestigiacomo – sono stati fondamentali i lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta ai quali da vicepresidente ho partecipato con trasporto e spirito di servizio unitamente agli altri colleghi a partire dalla presidente Amoddio".
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