Il 35% dei dottori, uno su tre, lascia il servizio sanitario pubblico per motivi diversi dai sopraggiunti limiti di età
Nei prossimi 5 anni mancheranno 11.800 medici, anche nell'ipotesi di un totale sblocco del turn-over, perché i dottori che lasceranno il servizio saranno oltre 54 mila. L'allarme arriva dal Laboratorio Fiaso, che traccia il quadro del fabbisogno medico in Asl e ospedali. Un medico su tre lascia per motivi diversi dal raggiunto limite di età e le carenze maggiori si registrano per igienisti, patologi clinici, internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori.
"Abbiamo ancora più medici degli altri Paesi Ue con sistemi sanitari assimilabili al nostro, ma da qui al 2022 tra uscite dal lavoro dei baby boomer in camice bianco e numero contingentato di nuovi specialisti mancheranno all'appello 11.803 dottori anche se si andasse verso un totale sblocco del turn over. Questo anche a causa del fatto che il 35% di loro lascia il lavoro prima dei sopraggiunti limiti di età. O perché si prepensiona o per andare nel privato. Mentre in entrata uno specializzando su quattro non opta per il servizio pubblico", sottolinea lo studio.
Il primo dato a saltare all'occhio è il primato italiano di anzianità dei nostri dottori, che nel 51,5% dei casi hanno superato i 55 anni di età, contro il 10% del Regno Unito, il 20% o poco più di Olanda e Spagna, mentre Francia e Germania si collocano al secondo e terzo posto ma con percentuali di medici con i capelli bianchi del 40 circa per cento. Questo perché ai molti che hanno via via abbandonato i loro posti per sopraggiunti limiti di età o per altre ragioni non hanno fatto seguito che poche assunzioni a causa dei reiterati blocchi del turn over. La proiezione nazionale dei dati del campione dice che dal 2012 al 2017, ben 24.651 dirigenti medici hanno lasciato il servizio. Una media di circa 4.100 cessazioni l'anno. Che hanno generato il progressivo invecchiamento della popolazione medica, tant'è che se del campione solo nel 2012 erano in 422 a spegnere le 65 candeline che spesso coincidono con la pensione, lo scorso anno la platea dei potenziali pensionandi era salita a quota 2.087. E il trend è in costante crescita. Calcolando il coefficiente medio di cessazioni, sul triennio 2015-2017, le proiezioni Fiaso da qui al 2025 dicono che complessivamente 40.253 medici compiranno i 65 anni mediamente buoni per il pensionamento ma le cessazioni saranno molte di più: 54.380. In pratica il 35% dei medici, uno su tre, lascia il servizio sanitario pubblico per motivi diversi dai sopraggiunti limiti di età.
Dalle informazioni raccolte tra le Aziende che hanno partecipato all'indagine la prima causa è da ricercare nei pre-pensionamenti, mentre uno su cinque avrebbe optato per il privato. Resta il fatto che se il numero dei medici sessantacinquenni rappresenta oggi il 13% del totale da qui al 2023 la percentuale è destinata a raddoppiare, passando al 28%. Le specialità mediche con più carenze di organico – le criticità variano comunque da una specialità all'altra. Nei prossimi otto anni ad esempio i medici dei servizi sanitari di base si estingueranno, mentre gli igienisti si ridurranno del 93% e i patologi clinici dell'81. Internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori si ridurranno a loro volta di oltre la metà, anche se il maggior numero di cessazioni dal lavoro in termini assoluti si avrà tra gli anestesisti, che lasceranno in 4.715 da qui al 2025.
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