Una setenza afferma la necessità di tener conto di molti parametri. Non solo il tenore di vita. Valutare le reali condizioni dei coniugi

Nel calcolare l'importo dell'assegno di divorzio conta il contributo dato dall'ex coniuge, che deve essere valutato in base a una serie di parametri, "alla durata del matrimonio, alle potenzialità reddituali future ed all'età dell'avente diritto". È quanto ha stabilito una sentenza della Corte di Cassazione, con cui si evidenzia come sia necessario  "adottare un criterio composito che, alla luce della valutazione comparativa delle rispettive condizioni economico-patrimoniali, dia particolare rilievo al contributo fornito dall'ex coniuge richiedente alla formazione del patrimonio comune e personale".

Con la nuova sentenza la Cassazione di fatto supera quella dello scorso anno emessa nel caso che vedeva opposto l'ex ministro Vittorio Grilli alla ex moglie Lisa Lowenstein, in cui si escludeva il tenore di vita tenuto nel matrimonio dalla coppia dal calcolo, valutando come parametro per stabilire l'ammontare dell'assegno "l'indipendenza o l'autosufficienza economica" dell'ex. Il nuovo orientamento, invece, prevede che nella valutazione si tenga conto del contributo dato da ciascuno dei membri della coppia al patrimonio familiare inteso non solo in senso finanziario, considerando che "il contributo fornito alla conduzione della vita familiare costituisce il frutto di decisioni comuni di entrambi i coniugi, libere e responsabili, che possono incidere anche profondamente sul profilo economico patrimoniale di ciascuno di essi dopo la fine dell'unione matrimoniale".

Per esempio, uno dei due coniugi può scegliere, di comune intesa all'interno nella coppia, di smettere di lavorare per dedicarsi ai figli: dunque "all'assegno di divorzio deve attribuirsi una funzione assistenziale e, in pari misura, compensativa e perequativa", ed ecco perché è necessario, secondo la Cassazione, che il parametro si fondi "sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l'unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo".

"Se il coniuge che richiede l'assegno di divorzio dimostra di aver contribuito alla crescita sociale ed economica dell'altro coniuge, il giudice dovrà riconoscere un assegno di divorzio", dice l'associazione avvocati matrimonialisti chiarendo che "non potrà poggiarsi sul principio del tenore di vita, principio ormai superato dalla giurisprudenza. Il giudice valuterà caso per caso l'ammontare dell'assegno". Si tratta di una sentenza che "stabilisce una volta per tutte un punto di equilibrio verso il coniuge effettivamente più debole per fattori di reddito o di età, facendo valere il contributo generale reso all'economia della famiglia e quindi il diritto ad una compensazione", osserva Ferdinando Mauro, esperto in Diritto di famiglia dello 'Studio legale Mauro'.
 

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