Il 59enne paralizzato dai 18 anni e cieco dai 38 racconta perché ha optato per l'eutanasia
"Mi è difficile immaginare il resto della mia vita in modo minimamente soddisfacente, essendo la sofferenza fisica e il dolore diventati per me insostenibili e la non autosufficienza diventata per me insopportabile. Sono arrivato quindi ad immaginare questa scelta, cioè la richiesta di accompagnamento alla morte volontaria, che è il frutto di una lunghissima riflessione". È un passaggio del lungo memoriale che Loris Bertocco, 59enne paralizzato in seguito a un incidente dai 18 anni e cieco dai 38, ha affidato a Corriere della Sera e Repubblica per spiegare la sua volontà di scegliere il suicidio assistito in Svizzera.
"È infatti una scelta che sto meditando da molto tempo e alla quale sono giunto progressivamente ma in modo irreversibile – aggiunge – Io sono stato e sono ancora convinto che la vita sia bella e sia giusto goderla in tutti i suoi vari aspetti, sia quelli positivi che quelli negativi. Questo è esattamente quello che ho fatto sempre nonostante l'incidente che ho avuto e le difficoltà di tutti i tipi che questo mi ha creato. Non ho mai rinunciato a niente di tutto quello che potevo fare, nonostante gli ostacoli che ho trovato e che spesso grazie alla mia forza di volontà e all'aiuto delle persone che mi sono state vicine e mi hanno voluto bene sono riuscito ad affrontare".
E continua: "Credo in questo momento che la qualità della mia vita sia scesa sotto la soglia dell'accettabilità e penso che non valga più la pena di essere vissuta. Credo che sia giusto fare questa scelta prima di trovarmi nel giro di poco tempo a vivere in un istituto e come un vegetale, non potendo nemmeno vedere, cosa che sarebbe per me intollerabile. Proprio perché amo la vita credo che adesso sia giusto rinunciare ad essa vista la sofferenza gratuita sia fisica che spirituale che stanno progressivamente crescendo senza possibilità di revisione o di risoluzione positiva".
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