Reo confesso è Vito Clericò, pensionato 65enne

Marilena Rosa Re, la promoter 58enne di Castellanza (Varese) uccisa e decapitata il 30 luglio scorso, è stata colpita numerose volte al cranio. E' quanto emerso oggi dall'autopsia. La testa, spiega la legale Daniela D'Emilio del pensionato 65enne reo confesso, Vito Clericò, "era avvolta da calce". La difesa ha chiesto la perizia psichiatrica per il presunto assassino. Inoltre inizia ad emergere qualche verità sui 90mila euro che la vittima nel 2014 aveva consegnato ai suoi ex vicini di casa: il presunto omicida e la moglie. Intanto sul corpo e il cranio non è ancora stato fatto l'esame del Dna.

Presunto è l'assassino, come presunta è l'identità dei resti del corpo e del capo ritrovati rispettivamente il 12 settembre scorso nell'orto di Clericò e il 25 dello stesso mese in un campo a Garbagnate Milanese (Milano). "Su entrambi non è ancora stato fatto l'esame del Dna – dichiara l'avvocato D'Emilio -. Formalmente non è quindi corretto dire con certezza che i resti siano della donna, lo pensiamo se ci avvaliamo delle dichiarazioni di Clericò". La testa decapitata, inoltre, prima di essere gettata dentro un sacco della spazzatura sarebbe stata ricoperta dalle calce. Forse l'intento era quello di non farla puzzare. "Sul volto, ha spiegato il nostro consulente di parte, c'era una specie di calce, un cemento morbido che copriva la testa lasciando fuori solo un occhio. Per procedere con l'autopsia è stato necessario rimuoverla", spiega D'Emilio.

L'esame autoptico è stato eseguito questa mattina all'Istituto di medicina legale di Milano. Il cranio frontale di Marilena sarebbe stato colpito più volte, in particolare alla testa e al volto. "Non è rimasto molto, nonostante sia stato ritrovato in sacchi di plastica: era in avanzato stato di decomposizione. Inoltre il medico legale ha sottolineato come raramente gli sia capitato di vedere un corpo così consumato in rapporto ai giorni da cui si presume la persona sia senza vita", afferma D'Emilio. Le fratture al volto e alla testa, dice la legale, "sono tutte frontali. Bisogna ora capire se i colpi siano stati dati prima o dopo la morte e la decapitazione".

L'avvocato D'Emilio e il collega difensore Franco Rovetto stanno valutando l'ipotesi di sottoporre l'assistito a perizia psichiatrica. La tesi degli avvocati, spiega D'Emilio, sarebbe sostenuta "dalle diverse versioni che Clericò ha fornito fino ad oggi". Il pensionato, secondo quanto si apprende, avrebbe smesso di prendere i medicinali prescritti. L'interruzione dei farmaci, per la difesa, potrebbe aver prodotto "uno squilibrio psichico" che avrebbe causato "un gesto inconsulto". Marilena aveva consegnato a Clericò e sua moglie, indagata a piede libero per sequestro di persona e ascoltata dai magistrati lunedì fino a tarda notte, la somma di 90mila euro, "che solo in parte sarebbe stata data alla coppia per essere nascosta al Fisco – continua D'Emilio -. Durante l'ultimo interrogatorio è infatti emerso come parte della cifra era stata prestata e doveva essere restituita alla donna entro il 2018".

Stando a questa versione, più il tempo si avvicinava e più la pressione cresceva. Inoltre Clericò "venerdì ha chiesto ancora di parlare con il magistrato, ma la richiesta è stata respinta. Abbiamo quindi presentato un'altra istanza – dice D'Emilio – e speriamo che entro domani venga accolta".
 

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