E' il primo indagato per l'incendio nel deposito di Pomezia dello scorso 5 maggio

 C'è un primo indagato per l'incendio nel deposito di Pomezia dello scorso 5 maggio. Si tratta di Antonio Bongiovanni, amministratore unico della Eco servizi per l'ambiente srl (ramo di azienda della Eco X) responsabile della struttura dove è avvenuto il rogo. Bongiovanni risponde di inquinamento ambientale colposo e incendio colposo.  Lo sottolinea la procura della Repubblica di Velletri.  L'iscrizione di Bongiovanni è maturata a seguito di due sequestri eseguiti dai carabinieri del Noe nell'ambito dell'indagine: da una parte il sequestro probatorio dell'impianto dove è avvenuto l'incendio; dall'altra il sequestro, l'altro ieri, di certificati antincendio e autorizzazioni rilasciate alla società che gestisce gli impianti. Nei prossimi giorni, ha detto il procuratore capo di Velletri Francesco Prete, potrebbero esserci nuove iscrizioni nel registro degli indagati.

FUORILEGGE DAL 2012.  Non era a norma l'impianto antincendio della Eco servizi per l'ambiente srl (ramo di azienda della Eco X) . E non lo era da almeno 5 anni: secondo quanto si apprende dalla procura di Velletri, i vigili del fuoco già nel 2012 avevano contestato alla società una violazione della normativa antinfortunistica per gli impianti antincendio. In quell'occasione il comando dei vigili del fuoco aveva impartito prescrizioni rimasti disattese, tanto che la società fu denunciata presso la procura.

L'ultima segnalazione di irregolarità risale al dicembre del 2016, quando il Comune di Pomezia segnalò la necessità di ulteriori controlli. "Non ci risulta che gli inadempimenti siano stati corretti quindi ancora oggi questa società non avrebbe impianto antincendio rispondendo a canoni normativi ne certificato antincendio", ha detto il procuratore capo di Velletri Francesco Prete. Una delle maggiori difficoltà avute dai vigili del fuoco nei giorni del operazioni è stata legata al fatto che la fonte d'acqua per spegnere l'incendio era a due chilometri dall'impianto, rendendo attività spegnimento ancora più complessa.

GLI ACCERTAMENTI  Dai primi dati raccolti da Arpa Lazio e asl dopo l'incendio avvenuto il 5 maggio nello stabilimento di riciclo di Pomezia, appaiono alti i livelli di agenti inquinanti registrati nelle immediate vicinanze dal struttura (100/200 metri) nei primi due giorni del rogo. In particolare, secondo i dati registrati da Arpa Lazio e riferiti dal direttore generale Marco Lupo, il 5 e 6 maggio si sono registrati livelli di: 77,5 picogrammi per metro cubo di diossine (a fronte di un valore normale massimo di 0,1); 9,1 nanogrammi per metro cubo di idrocarburi (a fronte di un valore massimo consentito per legge di 1); e 394, picogrammi per metro cubo di pcb (a fronte di un valore normale massimo di 0,1).
Lupo sottolinea che sono ancora oggetto di analisi i dati relativi alle aree di Pomezia e Roma sud, ma da un primo controllo dei filtri i dati delle zone più distanti dallo stabilimento non sembrano essere preoccupanti.
 

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