I maltrattamenti duravano da almeno otto anni
Un marocchino di 40 anni è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia nel mezzanino della metropolitana Turati, a pochi passi dalla questura di Milano, da un poliziotto in borghese. E' accusato di avere picchiato la moglie da 8 anni, coetanea connazionale. Ieri pomeriggio l'incubo della donna è terminato grazie a un'intuizione del personale Atm, Azienda trasporti milanesi, e del 34enne Roberto Tesorino Ferola, commissario capo dell'Ufficio prevenzione generale. Ferola aveva appena finito il turno e alle 17 stava per prendere la metropolitana quando, entrando in stazione, gli è caduto l'occhio sullo schermo di sorveglianza dell'Atm: nell'immagine ripresa appariva l'uomo mentre tirava uno schiaffo alla donna con al seguito tre bambini piccoli di 6 anni, 4 anni e di pochi mesi. Il commissario ha raggiunto la coppia sui binari, trovando la signora e la più grande delle figlie in lacrime. Quando sul posto è arrivata anche la Polmetro e una voltante della polizia di Stato, la donna ha deciso di confidarsi, accusando il marito di maltrattarla da anni davanti ai loro bambini.
La famiglia era arrivata a Milano in mattinata da Rodano, nell'hinterland, per ritirare nell'Ufficio immigrazione della questura il permesso di soggiorno. La donna si era però dimenticata a casa una ricevuta, e la coppia era stata costretta a rincasare senza avere tra le mani il documento desiderato. La situazione aveva alterato il marito, tanto da insultare la moglie davanti ai figli e alzarle le mani sul mezzanino della metropolitana.
Soccorsa dalle forze dell'ordine che hanno arrestato il coniuge, la donna è ritornata in questura e lo ha denunciato personalmente. Con precedenti per rissa e contravvenzioni al codice stradale, lui lavora come corriere per una società di trasporti di Peschiera Borromeo. Lei non lo aveva mai denunciato prima, ha raccontato alla polizia, perché lo stipendio del marito era l'unica fonte economica della famiglia.
In più occasioni si era però rivolta ai servizi sociali di Rodano e alla Caritas, da cui aveva avuto un sussidio per l'acquisto di pannolini e latte per la più piccola delle figlie. Il marito, che spesso si ubriacava e distruggeva a pugni i mobili di casa, non era d'accordo che quei soldi donati venissero dedicati a un'unica figlia.In più occasioni, dopo essere stata presa a calci e pugni, la donna si era recata al pronto soccorso di Melzo per farsi medicare, senza mai confessare l'origine delle escoriazioni. A volte, ha raccontato in questura, non usciva di casa nemmeno per le commissioni quotidiane a causa dei lividi sul volto che le provocava il marito e che avrebbero potuto far insospettire vicini e amici.
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