I giudici della Cassazione sono chiamati oggi a decidere se confermare o no le condanne ai sei imputati

"Chiedo che la Cassazione annulli con rinvio la sentenza e la determinazione delle pene del reato di omicidio plurimo in riferimento" ai sei imputati Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Daniele Moroni, Giuseppe Salerno, Cosimo Cafueri. Così il procuratore generale Paola Filippi durante l'udienza del processo ThyssenKrupp, nella quarta sezione penale presieduta da Fausto Izzo. Dopo la richiesta del pg si sono levate grida di protesta all'indirizzo della Corte da parte dei parenti delle 7 vittime. "Siete dei venduti – hanno gridato – vergognatevi, non c'è giustizia per i nostri morti. Una vergogna".

LACRIME E RABBIA DEI PARENTI. "Lo Stato è a favore dei delinquenti. Sono 8 anni e mezzo che hanno ammazzato i nostri figli di nuovo. È vergognoso". Così i parenti delle  sette vittime del rogo ThyssenKrupp hanno accolto la richiesta del pg di annullare la sentenza dell'appello bis. La sorella di Rosario Rodino' piange e accusa: "È tutto calcolato". Accanto a lei Antonio Boccuzzi, superstite del rogo del 5 dicembre 2007, la stringe. "Questa richiesta del pg giunge assolutamente inaspettata. Un'esposizione approssimativa – commenta visibilmente sconvolti – quella del pg che non ha avuto un minimo cenno di empatia per i parenti". Le forze dell'ordine hanno allontanato i parenti delle vittime dall'aula, dove continua la discussione. Alcuni sono andati via. "Usciamo da qui. È una vergogna", dicono choccati.
 

CONFERMARE O NO CONDANNE. C'è attesa in Cassazione per l'esito bis del processo ThyssenKrupp, che è stato il primo processo in Italia per morti sul lavoro con richieste di pena altissime. Sono in aula alcuni parenti delle vittime e l'unico superstite del rogo, Antonio Boccuzzi, attualmente deputato del Pd. I giudici supremi sono chiamati oggi a decidere se confermare o no le condanne ai sei imputati. E' la seconda volta che il processo arriva in Cassazione, in caso di conferma i quattro imputati italiani si costituiranno subito, senza attendere l'emissione del provvedimento cautelare di cattura. Invece per gli imputatri tedeschi, Harald Espenhahan e Gerald Priegnitz, si percorrerà un iter differente che segue gli accordi internazionali. Essi prevedono che i due manager stranieri possano scontare la pena nel paese d'appartenenza, ma la procura di Torino dovrà avviare tutte le carte. I 4 manager italiani sono: Cosimo Cafueri, responsabile sicurezza degli impianti, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento di Torino, Daniele Moroni e Marco Pucci, membri del comitato esecutivo della ThyssenKrupp.

IL ROGO DEL 2007. La vicenda giudiziaria è partita il 15 gennaio 2009, quando si apre a Torino il primo grado di giudizio, che si prolungherà fino al 15 aprile 2011, giorno della prima sentenza, arrivata dopo 100 udienze celebrate e la condanna severa inflitta a sei imputati. Tra loro l'amministratore delegato dell'azienda siderurgica, Harald Espenhahan, condannato in primo grado a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario. I manager, su cui oggi la Cassazione è chiamata a dire l'ultima parola, rivestivano vari ruoli all'interno dello stabilimento dove furono investiti da una fuoriuscita di olio bollente 7 operai impegnati nella linea 5 dell'acciaieria all'una di notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007. Per i manager Thyssen le pene erano state in primo grado di 13 anni e mezzo per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione di cautele antinfortunistiche. Le parti civili avevano avuto 13 milioni di euro su un totale di 17 milioni di risarcimento. L'1 luglio 2008 la Thyssen, che nel frattempo nel marzo 2008 aveva chiuso i battenti dello stabilimento torinese, ha versato la cifra alle famiglie dei 7 operai morti nel rogo per non costituirsi parte civile.
 

OTTIMISMO DEL SUPERSTITE BOCCUZZI. "Il buon senso ci fa essere moderatamente ottimisti". Lo ha detto a LaPresse Antonio Boccuzzi, parlamentare Pd, collega delle 7 vittime del rogo avvenuto sulla linea 5 della Thyssen di Torino la notte del 5 dicembre 2007, mentre attende la sentenza in Cassazione. "Anche se si chiuderà il processo – ha aggiunto Boccuzzi, deputato Pd dal 2008 – il dolore non finisce mai. E neanche la pagina nera che ha colpito Torino quella notte". Ad affiancare Boccuzzi in Cassazione questa mattina, ci sono la mamma e la sorella di Rosario Rodino', morto a 26 anni nel rogo, la stessa eta' di Giuseppe Demasi, per il quale non mancano i genitori, mentre c'è il fratello per Bruno Santino, che di anni ne aveva 33. Tutti indossano magliette con stampate le foto dei loro cari in primo piano.

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