Giornalista, attivista, una delle voci che hanno cambiato il modo di comunicare e combattere la mafia e i suoi orrori

Gli occhi dell'Italia quella tarda mattinata di 38 anni fa erano tutti puntati sul corpo di Aldo Moro, ucciso dalle Br dopo 55 giorni di rapimento e ritrovato a Roma, in via Caetani. Ma appena fuori da Cinisi, provincia di Palermo, nella notte del 9 maggio 1978 era già morto da alcune ore Peppino Impastato, giornalista, attivista, una delle voci che hanno cambiato il modo di comunicare e combattere la mafia e i suoi orrori.

Lui che era nato in una delle famiglie della cosa nostra locale, aveva saputo ribellarsi alla logica della mafia e aveva iniziato a combatterla fin da giovanissimo. Nel 1965 aderisce al Psiup e diventa protagonista delle attività politiche e sindacali al fianco dei contadini e dei lavoratori della provincia di Palermo. E poi abbraccia la radio come strumento di denuncia, anche attraverso la satira.

Nel 1976 fonda Radio Aut assieme a un gruppo di compagni. Tra le sue 'vittime' preferite il boss Gaetano Badalamenti, contro cui non risparmia attacchi e denunce, nonostante le minacce ricevute. Si candida alle elezioni comunali nel 1978, nella lista di Democrazia Proletaria, ma poco prima del voto viene trovato morto. Tutto viene preparato per far sembrare che si tratti di suicidio, ma i compagni di lotta hanno chiaro fin da subito che Peppino sia stato ucciso. Una verità che verrà accertata a livello giudiziario solo diversi anni dopo.

Le sue lotte non si spengono il giorno della morte. Ad un anno da quel 9 maggio, viene organizzata in Sicilia la prima manifestazione nazionale contro la mafia, a cui prendono parte duemila persone. Il fratello Giovanni e la madre Felicia danno il via a un'attività di documentazione che portano avanti negli anni. Il Centro siciliano di  documentazione, fondato a Palermo nel 1977, tre anni dopo viene intitolato proprio a Impastato. Lunghissimi sono stati i tempi per arrivare a una verità giudiziaria. Dopo un'archiviazione nel 1992, in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, viene riaperta formalmente l'indagine nel 1996. Nel mirino il presunto mandante dell'omicidio, Gaetano Badalamenti, condannato poi all'ergastolo nel 2002. Condannato a trent'anni anche Palazzolo.

La storia di Peppino Impastato ha ispirato molti artisti italiani. Il suo ritratto più celebre è quello che esce da 'I cento passi', film di Marco Tullio Giordana che vede Luigi Lo Cascio intepretare l'attivista. In una canzone omonima lo hanno ricordato i Modena City  Ramblers. Anche la madre Felicia è diventata fonte di ispirazione per il piccolo schermo, con un film interpretato da Lunetta Savino.

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