Da settimane si aspettano dal Cairo i dati delle celle telefoniche e i video delle telecamere di sorveglianza
La Scuola superiore di polizia di via Guido Reni a Roma ospita la seconda giornata di incontri tra inquirenti italiani ed egiziani che indagano sull'omicidio di Giulio Regeni. Ieri c'è stato un primo scambio di informazioni e fascicoli, sui quali la procura di Roma non ha voluto fare commenti. Ma a quanto si è appreso da fonti investigative i materiali portati dall'Egitto hanno riguardato prevalentemente le indagini svolte al Cairo dopo il 14 marzo, giorno in cui il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco sono andati nella capitale egiziana per una riunione sul caso. Dalle poche informazioni trapelate, ieri solo una minima parte delle delle informazioni chieste dagli investigatori italiani sarebbe arrivata sul tavolo della riunione.
Da settimane gli inquirenti italiani aspettano i dati delle celle telefoniche e i video delle telecamere di sorveglianza di metropolitane e negozi del quartiere nel quale Giulio viveva e da cui è sparito il 25 gennaio. Inoltre, i documenti inviati prima del 14 marzo dal Cairo contenevano informazioni sommarie e carenti anche sui verbali delle testimonianze raccolte dagli egiziani, e da Roma si sperava di avere approfondimenti e nuove carte in merito.
La riunione di oggi dovrebbe servire a impostare le prossime attività di indagine, anche per questo si è mantenuto il massimo riserbo sui materiali ricevuti, per non compromettere l'atmosfera già tesa tra i due Paesi dopo le dichiarazioni del governo italiano che a più riprese ha sottolineato come la due giorni di Roma sia una sorta di ultima chance per l'Egitto di dare prova di un cambio di passo nelle indagini. In caso contrario "ci saranno contromisure", ha sottolineato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
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