Salme dei due ostaggi uccisi in Italia. Piano: ucciso da colpi sul torace, no esecuzione

"I medici di Tripoli hanno fatto una macelleria", non usa mezzi termini Francesco Caroleo Grimaldi per definire le tecniche usate per l'autopsia sui corpi di Salvatore Failla e Fausto Piano. "In conseguenza dell'autopsia effettuata a Tripoli sul corpo di Salvatore Failla è impossibile per la medicina legale definire con quali armi sia stato colpito, da quale distanza e con quale traiettoria". Lo sostengono i consulenti esperti di medicina legale nominati dalla famiglia Failla, Orazio Cascio e Luisa Regimenti, secondo i quali il danno maggiore per gli esami autoptici italiani provocato dall'autopsia effettuata in Libia sui corpi dei due italiani sarebbe legato all'asportazione di tessuti nelle parti colpite dai proiettili.

NON COLPI A TESTA. "Non ci sono colpi alla testa". Così Orazio Cascio, consulente medico legale in una conferenza stampa a Roma, riferisce i risultati dell'autopsia sul corpo di Salvatore Failla, ostaggio italiano morto in Libia. I corpi presentano "diverse lesioni da arma da fuoco". Lo riferisce, in una conferenza stampa a Roma, Luisa Reggimenti, consulente medico legale, che rende noto i risultati dell'autopsia sui corpi dei due ostaggi uccisi.  

COLPI A STERNO E ZONA LOMBARE. Salvatore Failla è stato ucciso dai proiettili ricevuti allo sterno e nella zona lombare, che hanno colpito il fegato e grossi vasi sanguigni. Lo sostengono i consulenti esperti di medicina legale nominati dalla famiglia Failla, Orazio Cascio e Luisa Regimenti, che nel corso dell'esame autoptico hanno potuto constatare la presenza di sei fori di proiettile sul corpo della vittima.

NO ESECUZIONE. Fausto Piano a è morto, come Salvatore Failla, per una pluralità di colpi dalla quale è stato raggiunto nella parte anteriore del corpo. Non si è trattato, secondo quanto si apprende, di 'esecuzioni' con colpi alla nuca, ma piuttosto di raffiche dalle quali i due sono stati raggiunti durante una sparatoria nella quale sarebbero stati uccisi almeno una parte dei sequestratori.

SALME RIENTRATE. Sono rientrate nelle notte in Italia le salme di Failla e Piano, i due tecnici della Bonatti uccisi in Libia il 2 marzo scorso. Ad accoglierli all'aeroporto di Ciampino, oltre i familiari, anche il mInistro degli Esteri Paolo Gentiloni. I corpi sono stati portati al policlinico Gemelli di Roma per tac e riconoscimento dei corpi, gli esami autoptici sui due tecnici della Bonatti spa morti in Libia la scorsa settimana dopo una prigionia durata quasi otto mesi. Il collegio peritale al lavoro sulle salme è formato dal professor Vincenzo Pascali, direttore dell'Istituto di medicina legale, Antonio Oliva e Tommaso Tartaglione, responsabile di neuroradiologia e radiodiagnostica al Gemelli.

CALCAGNO: NESSUNO PARLAVA ITALIANO Tra i sequestratori non c'era chi parlava in italiano. Ci dissero attraverso Salvo Failla, che era l'unico che capiva il francese, che loro non parlavano neppure tanto bene, di stare attenti e di non dire altre cose se non quelle cose che venivano suggerite". Così Filippo Calcagno, uno degli ex ostaggi in Libia, a 'Radio anch'io' commenta le parole della vedova Failla che ieri, in una conferenza stampa, ha detto che uno dei sequestratori che l'aveva chiamata al telefono parlava l'italiano. E sul ritrovamento di un passaporto nel covo, dice: "Quello che hanno trovato nel covo dove eravamo non lo so, abbiamo cambiato luogo solo il 28 novembre"
 

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