Critiche arrivano dal sindacato che denuncia le scarse condizioni di sicurezza nel carcere

Dopo quasi due giorni di ricerche non c'è traccia dei due detenuti evasi dalla casa circondariale di Rebibbia, a Roma, domenica pomeriggio. Foto segnaletiche di Catalin Ciobanu e Mihai Florin Diaconescu, romeni di 28 e di 33 anni, sono state diffuse in tutta Italia alle forze di polizia che partecipano alle ricerche estese da Roma alle frontiere.

Ciobanu è stato condannato, in via non definitiva, per omicidio, ed è fissata a marzo l'udienza del processo che lo vede imputato. Diaconescu ha una condanna definitiva per rapina, legata in particolare a rapine in villa, con fine pena nel 2021. Ai due era stato permesso di lavorare in magazzino. Intorno alle 18.30 di domenica i due sono fuggiti dopo aver stato le sbarre di una finestra calandosi con alcune lenzuola legate tra loro. Disatteso per ora l'appello partito dai legali dei due affinché si consegnino alla polizia.

"Sono veramente sorpreso da quanto accaduto. Spero che Diaconescu ponga fine alla sua fuga quanto prima e in modo spontaneo così da non peggiorare troppo la sua situazione".  Così, ieri, Cristiano Brunelli, difensore di Diaconescu, mentre gli faceva eco Andrea Palmiero difensore Catalin Ciobanu: "Si deve costituire urgentemente visto che abbiamo ancora la possibilita' di dimostrare la sua innocenza nel processo che lo vede accusato di sequestro di personale e morte come conseguenza non voluta".

Intanto la procura di Roma indaga sull'evasione, con il pm Silvia Sereni, anche per appurare eventuali carenze nei servizi di controllo del carcere romano. Sull'episodio il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) ha avviato un'indagine interna. Critiche arrivano dal sindacato che denuncia le scarse condizioni di sicurezza nel carcere. "Una pesante carenza di personale, che si associa a strutture fatiscenti e alla mancanza di strumenti adeguati di supporto alla vigilanza. Quanto accaduto a Rebibbia non ci sorprende", afferma il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte, che aggiunge: "Quanto accaduto non è frutto del caso, ma di una serie di condizioni che lo hanno reso possibile".

 

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