di Matteo Bosco Bortolaso Città del Vaticano, 26 dic. (LaPresse) – Ricordando “il primo martire” Santo Stefano, cui è dedicata la giornata successiva al Natale, oggi Papa Francesco ha lanciato un appello a non dimenticare i cristiani perseguitati nel mondo e ad “allenarsi a perdonare”. Prima ancora di affacciarsi su piazza San Pietro per l’Angelus, Bergoglio comunica con un tweet pubblicato in diverse lingue: “Preghiamo per i cristiani che sono perseguitati, spesso con il silenzio vergognoso di tanti”.

STEFANO E SAULO. Quindi, durante il suo intervento a mezzogiorno, il Papa ha ricordato che “celebriamo oggi la festa di Santo Stefano” e che “il ricordo del primo martire segue immediatamente la solennità del Natale”. Se il 25 “abbiamo contemplato l’amore misericordioso di Dio, che si è fatto carne per noi”, il 26 “vediamo la risposta coerente del discepolo di Gesù, che dà la vita”. Durante il suo martirio causato dalla fede cui non voleva rinunciare, Stefano “implorò il perdono di un giovane di nome Saulo: costui perseguitava la Chiesa e cercava di distruggerla”. Saulo, infatti, “divenne poco dopo Paolo, il grande santo, l’apostolo delle genti”.

UN ALLENAMENTO QUOTIDIANO. Nonostante i suoi atti di persecuzione, Paolo di Tarso “aveva ricevuto il perdono di Stefano”, il quale viene preso da Bergoglio come esempio di una pratica da adottare quotidianamente. “Ogni giorno abbiamo l’occasione per allenarci a perdonare, per vivere questo gesto tanto alto che avvicina l’uomo a Dio”, ha detto oggi Francesco durante l’Angelus. “Il risentimento che proviamo” va infatti affrontato con la preghiera e “affidando chi ci ha fatto del male alla misericordia di Dio”. Il Giubileo straordinario che percorrerà il 2015 e il 2016, non a caso, è dedicato proprio alla misericordia. Certo, perdonare “è sempre molto difficile”, ma “poi si scopre che questa lotta interiore per perdonare purifica dal male”.

IL PAPA COME OBAMA. Nei giorni scorsi anche il presidente degli Stati uniti, Barack Obama, aveva dedicato un messaggio ai perseguitati cristiani. “In alcune aree del Medioriente quest’anno rimarranno silenti le campane delle chiese che per secoli hanno suonato il giorno di Natale – aveva scritto il presidente nel testo diffuso dalla Casa Bianca il 24 dicembre -, questo silenzio è testimone delle brutali atrocità commesse dallo Stato islamico contro queste comunità”. Obama, comunque, concludeva con parole ottimiste, attinte dalla tradizione: “Chi è in torto soccomberà, i giusti prevarranno”.

DAI DISOCCUPATI ALLA FAMIGLIA. Il Natale di Bergoglio si contraddistingue, come del resto le altre giornate del Pontefice, per l’attenzione a chi è in difficoltà. Oggi ha invitato a pregare per i perseguitati. Ieri, giorno del Natale, ha incoraggiato quanti non hanno lavoro – “e sono tanti” -, perché trovino la speranza. Ieri il Papa ha anche inviato un pensiero a chi ha passato il Natale in una cella: anche nel loro caso, amore e misericordia “sanano le ferite e vincono il male”. Domani, in occasione della festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, Bergoglio celebrerà una messa nella Basilica di San Pietro.

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