di Chiara Dalla Tomasina

Milano, 16 dic. (LaPresse) – “Oggi non ci sono state rivendicazioni specifiche di singole categorie, ma è stato unito tutto il comparto medico. Ci sono due motivazioni alla base dello sciopero odierno. Intanto, il gravissimo disagio operativo che registrano tutti i medici, sia in ospedale che fuori, di fronte all’organizzazione del sistema sanitario nazionale: i medici si sentono emarginati dalle decisioni che vengono prese. Inoltre, la constatazione che il livello di tutela sanitaria garantito ai cittadini sia in fase di forte contrazione“. Lo ha dichiarato a LaPresse Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale, sullo sciopero dei camici bianchi di oggi.

“Sempre più i cittadini sono costretti a improvvisare in modo estemporaneo l’assistenza pagando di tasca loro, con la conseguenza che i ricchi continuano ad avere il massimo dell’assistenza e la classe media si ritrova a pagare un ticket che a volte costa più delle prestazioni – continua il segretario nazionale Fimmg – Come risultato, le persone spesso si trovano a dover posticipare o persino rinunciare alle cure mediche“.

“Un giorno, forse, gli italiani si sveglieranno pensando che il sistema sanitario nazionale non esista più e che dovranno ricorrere a un’assicurazione, come avviene negli Stati Uniti – continua Milillo – Queste sono le due preoccupazioni fondamentali, alle quali i medici hanno risposto tutti insieme indipendentemente dalla loro categoria chiedendo una interlocuzione con il Governo per poter formare un progetto di sostenibilità del sistema sanitario nazionale credibile per i prossimi anni”.

Secondo Milillo è necessario “rivalutare la funzione dei professionisti e non pensare che siano computer che applichino le linee guida, cambiare il sistema di governance, che si basa su un conflitto di competenze delle Regioni e del governo, condividere compiti dei medici e delle amministrazioni affinché l’assistenza sia uniforme in tutta Italia, e perseguire una vera appropriatezza”.

“Pensate che abbiamo 230 centri di trapianti, che fanno 13 trapianti ciascuno all’anno – spiega Milillo – è uno sperpero di risorse e io, personalmente, non mi farei mai trapiantare un organo in un centro che ne fa solo 13 all’anno”.

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