di Elena Fois

Torino, 18 nov. (LaPresse) – Di fronte a tragedie come quella di Parigi, alle immagini di decapitazioni, a quelle di guerra e di attentati come si possono aiutare i più piccoli a comprendere? In che modo si deve rispondere alle loro domande e curiosità?

“Non è assolutamente facile aiutare i minori di fronte a questi eventi traumatici – dice Daniele Pallone, psicologo e presidente dell’associazione torinese Il Melo (centro studi per la cura del bambino e della famiglia) – ma davanti alle tragedie dobbiamo provare, come adulti, a non lasciare i nostri figli soli con le immagini dell’orrore”. E’ importante, precisa l’esperto, “mettere in parola i nostri sentimenti per fare in modo che lo facciano anche i nostri figli”, così da aiutarli a superare “il senso di impotenza, di smarrimento e di vulnerabilità”.

RASSICURARE I PIU’ PICCOLI. Il rischio dell’identificazione, poi, può spingere i più giovani a immaginare “che possa accadere anche a loro ciò che hanno visto”. Fondamentale, allora, da parte degli adulti la rassicurazione, ma “in modo realistico”, cioè senza fingere che tutto vada bene. E’ inevitabile, spiega Pallone, dire loro che “non stiamo vivendo nel miglior mondo possibile, ma che è altrettanto vero che ci sono tante persone buone, disponibili e generose, e che possiamo sforzarci di costruire un mondo differente”.

IL SENSO DI APPARTENENZA ALLA COLLETTIVITA’. Gli adulti, quindi, non dovrebbero “negare le loro paure”, ma offrire ai più piccoli “la speranza del futuro”. E per farlo, consiglia lo psicologo, può essere utile farli partecipare a “manifestazioni collettive”, come ad esempio l’accensione di una candela alla finestra o “un tam tam sui social network” o, ancora, un raduno spontaneo per le strade del proprio quartiere. In questo modo i bambini “non si sentono soli o deboli contro la violenza, ma esorcizzano la paura”.

IMPARARE A COMUNICARE I SENTIMENTI. I sentimenti non sono mai, da soli, buoni o cattivi, “ma lo diventano” se gli adulti non sono in grado di aiutare i bambini a comunicarli. E’ importante, precisa Pallone, che “la paura, la rabbia e l’ansia” trovino una via d’uscita che possa essere gestibile in modo sano.

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