Milano, 10 nov. (LaPresse) – “Mi auguro che un pizzico di giusto garantismo bolognese (come per gli antagonisti arrestati durante la manifestazione di domenica e scarcerati ieri, ndr) venga applicato anche a Milano”. Questo il messaggio che l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, in carcere dal 13 ottobre scorso per concussione, corruzione e turbativa d’asta, ha affidato al suo avvocato Roberto Lassini. “È ormai passato un mese – ha fatto notare il legale – e al netto della gravità indiziaria, si sta ripetendo anche nel caso di Mantovani la malattia che affligge da tempo il Tribunale di Milano: l’uso distorto della custodia cautelare”. Senza contare che l’indagine che ha portato in carcere il politico di Forza Italia è iniziata nel 2011, ha fatto notare Lassini, e che è passato oltre un anno da quando il pm Giovanni Polizzi, titolare del fascicolo, ne ha chiesto l’arresto e il momento in cui il politico è stato condotto a San Vittore.

La vita carceraria sta mettendo a dura prova l’ex numero due del Pirellone. “È un uomo di 66 anni – racconta Lassini – è messo male dal punto di vista fisico. Nell’ultimo mese è molto diminuito di peso, sta male fisicamente e da giorni non si fa la barba. La sua tenuta psicofisica è a rischio”.

Mantovani, tramite il suo legale, ha prima presentato un’istanza di scarcerazione al gip Stefania Pepe, che l’ha rigettata e poi ha fatto ricorso al Tribunale del Riesame, che ha respinto la richiesta, senza però depositare le motivazioni. Per farlo, i giudici hanno 30 giorni di tempo. L’avvocato Lassini spera di poterle leggere in tempo brevi anche perché, ricorda, “finché non ci sono le motivazioni, ci viene anche preclusa la possibilità di ricorrere in Cassazione”.

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