Città del Vaticano, 30 ott. (LaPresse) – Monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo del Salvador assassinato nel 1980 dagli squadroni della morte, “fu diffamato, calunniato e infangato” anche dopo la morte, anche da parte di confratelli nell’episcopato. E’ la denuncia del Papa che, a braccio, nel corso dell’udienza concessa ai partecipanti a un pellegrinaggio del Salvador a Roma, ha ricordato il presule che egli stesso ha voluto beatificare lo scorso maggio: “Il suo martirio continuò dopo la morte”.

“Il martirio di Romero non fu puntuale, non avvenne solo nel momento della morte, il suo martirio fu anche la sofferenza anteriore, la persecuzione anteriore la sua morte, ma fu anche posteriore”, ha detto Papa Francesco. “Il suo martirio continuò anche da parte di suoi fratelli nel sacerdozio e nell’episcopato. Non parlo per aver sentito dire. Ho ascoltato queste cose”, ha detto il Papa, che ha poi sottolineato che si può essere martiri perché lapidati “dalla pietra più dura che esiste: la parola”.

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