di Maria Elena Ribezzo

Città del Vaticano, 16 ott. (LaPresse) – E’ ora di sradicare i “pregiudizi secolari” sul popolo rom. “Che si volti pagina”. L’appello è stato lanciato da Papa Francesco al cospetto di una insolita platea di quasi settemila gitani, intervenuti in aula Paolo VI in Vaticano per l’udienza concessa ai partecipanti al pellegrinaggio mondiale a Roma, organizzato nel cinquantesimo anniversario della storica visita di Paolo VI al campo nomadi di Pomezia.

“NO ALL’INDIFFERENZA”. Nel suo messaggio, il Santo Padre ha chiamato tutti a un maggior senso di responsabilità, innanzi tutto per non dover, mai più, “assistere a tragedie familiari in cui i bambini muoiono di freddo o tra le fiamme, o diventano oggetti in mano a persone depravate. I giovani e le donne sono coinvolti nel traffico di droga o di esseri umani – ha detto -. E questo perché spesso cadiamo nell’indifferenza e nell’incapacità di accettare costumi e modi di vita diversi dai nostri”.

“NON IMPEDITE AI BAMBINI DI ANDARE A SCUOLA”. Il primo richiamo è ai genitori dei bambini rom, affinché garantiscano ai propri figli un livello adeguato di istruzione: “I vostri figli hanno il diritto di andare a scuola – ha ammonito -, non impediteglielo!”. “L’istruzione – ha spiegato il Papa – è sicuramente la base per un sano sviluppo della persona. E’ noto che lo scarso livello di scolarizzazione di molti dei vostri giovani rappresenta oggi il principale ostacolo per l’accesso al mondo del lavoro. È importante che la spinta verso una maggiore istruzione parta dalla famiglia, dai genitori, dai nonni; è compito degli adulti assicurarsi che i ragazzi frequentino la scuola”.

“SERVONO ADEGUATI PERCORSI”. Ma il richiamo alla responsabilità è anche per le istituzioni politiche perché favoriscano l’integrazione delle comunità nomadi e garantiscano “adeguati percorsi formativi per i giovani, dando la possibilità anche alle famiglie che vivono in condizioni più disagiate di beneficiare di un adeguato inserimento scolastico e lavorativo”.

“ASSICURARE VITA DIGNITOSA”. Papa Francesco, “prete di strada”, come ama definirsi, conosce le difficoltà di questo popolo: “Visitando alcune parrocchie romane, nelle periferie della città, ho avuto modo di sentire i vostri problemi, le vostre inquietudini. Ho potuto vedere le condizioni precarie in cui vivono molti di voi, dovute alla trascuratezza e alla mancanza di lavoro e dei necessari mezzi di sussistenza. Ciò contrasta col diritto di ogni persona ad una vita dignitosa, a un lavoro dignitoso, all’istruzione e all’assistenza sanitaria”. Tutti devono poter godere dei diritti fondamentali: è questa la base sulla quale va costruita una convivenza interculturale pacifica “in atteggiamento non di chiusura, ma di dialogo e integrazione”.

L’ASSOCIAZIONE: “MA A ROMA GLI SGOMBERI CONTINUANO”. Il Papa abbraccia i Rom in Vaticano, ma fuori dalle mura leonine questo popolo viene ancora sgomberato dagli accampamenti ed escluso. La denuncia è dell’Associazione 21 luglio, che a LaPresse ha detto che dall’annuncio del Giubileo della Misericordia, avvenuto a marzo scorso, “gli sgomberi forzati sono triplicati, violando e calpestando i diritti umani di queste persone”. L’associazione sta portando avanti una campagna dal titolo ‘Peccato Capitale’ per promuovere una moratoria sugli sgomberi forzati durante l’Anno Santo, alla quale hanno già aderito numerosi volti dello spettacolo e dell’informazione, tra cui Roberto Saviavo, Ascanio Celestini, Gad Lerner e Sabina Guzzanti.

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