Di Alessandra Lemme

Roma, 22 ott. (LaPresse) – Un giro di tangenti che condizionava le gare della maggiore stazione appaltante pubblica d’Italia. Questo emerge dall’inchiesta della procura di Roma sull’Anas che, dopo un anno di indagini, ha portato oggi all’arresto di dieci persone. Tra di loro l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Luigi Meduri, cinque funzionari dell’azienda, tre imprenditori e un avvocato. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere, alla corruzione e voto di scambio.

La ‘Dama nera’ responsabile degli appalti sulle autostrade Antonella Accroglianò, dirigente responsabile del coordinamento tecnico amministrativo di Anas spa, secondo gli inquirenti aiutava alcuni imprenditori in modo illecito ricevendo in cambi ingenti somme di denaro. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali emerge che Accroglianò, soprannominata dagli inquirenti la ‘dama nera’, non solo pretendeva soldi e favori dai suoi ‘protetti’ ma maltrattava verbalmente i suoi collaboratori quando non si dimostravano in grado di riscuotere le mazzette. La regola della ‘dama nera’ era semplice: “Se viaggi da solo non fai niente – diceva chi era nel suo ‘gruppo’ – chi ha cercato di viaggiare da solo, poi l’hanno azzoppato…”. Agli imprenditori ‘amici’ venivano velocizzate le pratiche di pagamento, maggiorate le spettanze. Chi pagava si aggiudicava gli appalti migliori, ma in cambio oltre al denaro, 150mila euro circa per un appalto da 150milioni, Accroglianò chiedeva posti di lavoro per amici e parenti, o l’affidamento di attività in subappalto a persone da lei scelte.

I pizzini e le parole in codice Frasi scarne su piccoli pezzi di carta e parole in codice: così la ‘dama nera’ comunicava con i suoi sodali nel tentativo di mascherare l’attività corruttiva nel cuore dell’Anas. Accroglianò chiamava “libri”, o “ciliegie” le tangenti ricevute. E le ciliegie erano “smozzicate” quando la somma era inferiore a quanto pattuito. Più volte, nelle intercettazioni, la si sente chiamare ‘medicinali’, il denaro, messo da parte grazie all’attività corruttiva, che nascondeva nell’appartamento della madre dove i finanzieri hanno trovato ben nascosti 70mila euro e diversi gioielli.

Il ruolo dell’ex sottosegretario – Luigi Giuseppe Meduri, secondo gli investigatori, faceva da tramite agli affari sporchi dentro l’Anas, veicolando le richieste corruttive sugli appalti: dagli imprenditori riceveva voti, o denaro; alla dirigente Anas assicurava aiuti per i familiari attraverso posti di lavoro nell’amministrazione pubblica o, ancora, voti per un parente candidato in Calabria.

Per questo il politico, iscritto al Pd, con un’esperienza da sottosegretario alle Infrastrutture nel governo Prodi, è da oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione.

Perquisizioni in tutta Italia, 31 le persone indagate Oltre 90 le perquisizioni eseguite da 300 finanzieri in dieci regioni italiane; 23 le città interessate dai controlli: da Gorizia a Messina, da Catanzaro a Torino, passando per Roma, i finanzieri hanno passato al setaccio luoghi e documentazioni legati ad appalti autostradali dell’intero Paese.

Oltre ad Antonella Accroianò, e Luigi Menduri, sono finiti in manette: Oreste De Grossi, Sergio Lagrotteria, Giovanni Parlato, Antonino Ferrante, Eugenio Battaglia, Concetto Bosco Logiudice, Domenico Costanzo e Giuliano Vidoni. Trentuno le persone indagate.

Pignatone: Una deprimente corruzione quotidiana “Quello che emerge dalle carte è la sensazione deprimente della quotidianità della corruzione”. Così il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone commenta la vicenda delle tangenti Anas, sottolineando che senza le intercettazioni ambientali e telefoniche, registrate per mesi, non si sarebbe arrivati agli arresti odierni: “Senza quelle – ribadisce Pignatone come già fatto in passato – processi per corruzione non se ne possono fare”.

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