di Luca Rossi

Milano, 21 ott. (LaPresse) – L’alpinista dei record. Innamorato non solo della montagna, ma anche di Expo Milano 2015, oltre ad avere una simpatia per il premier Matteo Renzi. Reinhold Messner, il primo al mondo ad aver scalato le 14 vette più alte della Terra, ha parlato con LaPresse a margine dell’incontro dal titolo ‘Montagna: emozioni e governance’, organizzato dal ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali nell’auditorium di Palazzo Italia, a Expo.

D. Qual è l’impresa più bella della sua vita? R. “L’impresa più bella è quello che faccio adesso, perché quello che ho fatto è fatto ed è parte della mia biografia, della mia responsabilità. Al momento, sto lavorando su un film come direttore, ambientato in Africa. Sono ritornato da poco dal Kenya (Monte Kenya, 5.199 metri, ndr), dove negli anni ’70 c’è stata una disgrazia che adesso raccontiamo in una pellicola. E sarà forse la mia prossima attività: tentare di raccontare la montagna attraverso un film”.

D. Com’è Expo? Come va gestito il post? R. “L’Expo è un grande successo: sono molto felice per questo. L’Italia ha dimostrato di essere capace di organizzare un’Expo di alta qualità, la più bella che ho visto. E’ molto stimata da tutto il mondo, in questo caso. Questo dovrebbe dare una spinta all’Italia anche per dire: ‘Ce la facciamo anche per il futuro’. E’ una bella partenza. Generalmente, penso che anche con Renzi ho la sensazione che cresce un po’ di speranza in questo bellissimo Paese. E l’Expo porta anche un messaggio positivo verso il mondo: l’Italia, almeno nei viveri genuini e nella cucina, è rimasta al numero uno nel mondo. Speriamo che non tutto quello che è stato costruito qua alla fine venga demolito per liberare il terreno. Questo, però, non è nella mia responsabilità. Non ho sentito quali sono i progetti per poi andare avanti dopo l’Expo”.

D. Nel suo intervento al convegno ha fatto un attacco a Roma sul bisogno di valorizzare la montagna. Perché? R. “Non direi che ho fatto un attacco a Roma. Ho fatto un attacco, generalmente, a governi che parlano di montagna e, in realtà, poi non fanno niente. Perché è periferia che non dà grandi risultati economici. Tutti i Paesi investono sulle grandi città, sui grandi centri. Forse, meno in Europa che in Asia, dove i grandi centri hanno 20-25-30 milioni di abitanti. La periferia costa. Le Alpi o anche gli Appennini costano. Tenere la gente là fuori costa. Se noi vogliamo salvare la montagna, non si tratta soltanto di non fare la funivia sul Monte Bianco. Si tratta, specialmente, di far lavorare la terra.

Tenere i contadini lassù, perché loro tutelano la montagna lavorata da diecimila anni, dov’è nata una cultura a sé stante: la cultura della montagna. Che, forse, è salvabile se i montanari si auto-salvano. Io sono del parere che noi abbiamo il diritto e anche l’obbligo di auto-salvarci, perché il resto del mondo non ci salverà”.

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