Roma, 15 ott. (LaPresse) – Non tutti i virus vengono per nuocere. Anzi, la loro azione sul ciclo vitale del fitoplancton marino sembra avere interessanti risvolti climatici, secondo il nuovo studio di un gruppo di ricercatori italiani e irlandesi pubblicato su ‘Scientific Reports’ e coordinato da Maria Cristina Facchini dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr), Roberto Danovaro dell’Università Politecnica delle Marche e Colin O’Dowd dell’Università di Galway. Secondo il team di ricercatori, infatti, esisterebbe una connessione fra virus marini, sostanza organiza e clima.

Il fitoplancton, cioè l’insieme dei minuscoli organismi marini capaci di fotosintesi, tra primavera ed estate produce spettacolari fioriture algali che si estendono per migliaia di chilometri quadrati sulla superficie degli oceani, tanto da essere visibili anche dallo spazio. “Queste esplosioni di vita possono durare da giorni a settimane, ma poi terminano bruscamente, sia per la mancanza di nutrienti, sia ad opera dei virus marini che infettano e uccidono il fitoplancton – spiega in una nota Maria Cristina Facchini, coordinatrice dello studio – la morte repentina del plancton produce massicce quantità di sostanza organica che rimane sulla superficie oceanica e viene trasferita in atmosfera dall’aerosol marino, cioè la miscela di aria, acqua e particelle solide in sospensione che viene a crearsi a causa del moto ondoso. Quest’impalpabile nebbiolina, che il vento solleva dalla spuma marina, è quindi ricca di materia organica e contribuisce al bilancio radiativo terrestre, poiché va a formare foschie e nubi che bloccano la radiazione solare, provocando un effetto raffreddante sul clima del pianeta“.

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