Milano, 14 ott. (LaPresse) – “Io sono fatto così: credo che nel lavoro ci voglia disciplina e in questo momento io penso a quello che devo fare per gli impegni già presi. Poi si vedrà“. Continua così il Commissario Unico di Expo 2015, Giuseppe Sala, commentando questa mattina a Radio Monte Carlo le ipotesi e gli auspici su un suo futuro incarico dopo la chiusura dell’Esposizione Universale.

Il manager si è mostrato lusingato degli apprezzamenti ricevuti nelle scorse ore dal premier Matteo Renzi, che lo vedrebbe bene come sindaco a Milano, e del presidente dell’Authority contro la Corruzione Raffaele Cantone che invece lo rimpiange a Roma.

“Il presidente del Consiglio lo sa bene – ha spiegato Sala a Radio Monte Carlo – e lo sanno anche i soci del consiglio di amministrazione di Expo. Io ho promesso che starò qui fino alla fine dell’anno per concludere il mio lavoro. Certo, avere i piedi per terra non è facile ma io cerco di essere disciplinato, e la mia disciplina è non pensarci per concentrarmi su quello che devo fare. Se mi metto a pensare al futuro è finita, per cui aspettiamo Natale e poi decideremo”. La stessa determinazione che, ha confessato, lo ha portato a trovare la forza di andare avanti anche nei momenti più difficili durante i mesi della preparazione, tra ritardi e vicende giudiziarie con relative polemiche.

SUPERARE CRITICHE. Oggi ha qualche sassolino nella scarpa da togliersi? “No, anche se i motivi per averceli potrebbero anche esserci – ha detto Sala – ma bisogna aver la capacità di alzar le spalle di fronte alle critiche e agli attacchi. Chi fa un lavoro come il mio deve imparare ad andare avanti, altrimenti non riesce a lavorare. All’inizio, devo ammetterlo, questa capacità non l’avevo ma poi mi sono abituato e ho capito. Se covi rabbia e rancore, devi fare un altro lavoro”.

“La grande sorpresa di questi sei mesi – ha aggiunto – è scoprire quanto noi italiani siamo capaci di fare una cosa ben organizzata. E questo è uno dei messaggi che Expo lascia in eredità al paese”.

Il manager ha sintetizzato i fattori di successo che sopravviveranno all’evento di Milano: “Penso a due concetti in particolare. Il primo è legato al tema: quello dell’alimentazione e del diritto al cibo, oggi credo che nell’opinione pubblica ci sia più consapevolezza. L’altra eredità è per il Paese e riguarda la gestione del turismo: si sta parlando tanto del futuro di quest’area espositiva ma io penso che la vera opportunità sia poter sviluppare questo modello organizzativo che ha dimostrato di funzionare e di aver successo e che potrebbe essere replicato, anche se certo non per un’altra Esposizione Universale”.

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