di Denise Faticante

Roma, 12 ott. (LaPresse) – Corvi, talpe e veleni. In Vaticano continua l’antica tradizione dei sospetti e della fuga di notizie. Questa mattina sul blog di Sandro Magister, giornalista dell’Espresso, viene pubblicata una lettera a firma di 13 cardinali nella quale compaiono critiche, a tratti molto dure, nei confronti di Papa Francesco e della metodologia che sta contraddistinguendo il Sinodo sulla famiglia in corso.

Quattro, per ora, i cardinali che hanno preso le distanze dalla missiva, sostenendo di non aver mai firmato alcun documento. L’ultima volta che il Vaticano è stato dilaniano da una lotta intestina, o almeno l’ultima volta che questa cosa è emersa mediaticamente, risale al 2012: quando scoppia il caso Vatileaks.

Il 25 maggio Paolo Gabriele, aiutante di camera di Benedetto XVI viene arrestato: per lui l’accusa è quella di aver sottratto carte e documenti riservati dall’appartamento di Ratzinger, finiti poi su libri e giornali. Il giorno dell’arresto viene sfiduciato il presidente dello Ior, la banca Vaticana, Ettore Gotti Tedeschi.

Sono mesi di grande tensione in cui Benedetto XVI non dà l’impressione d’incidere e reagire in maniera vigorosa. Inizia il processo, si susseguono le deposizioni e proseguono le fughe di notizie. Si parla non di un solo corvo, ma di ‘corvi’ che stanno agendo a favore del Papa.

E il loro piano sarebbe colpire il segretario di Stato Tarcisio Bertone: in tanti credono che abbia troppo potere e che “Benedetto XVI sia troppo debole per guidare la Chiesa”. I documenti fanno emergere lotte di potere all’interno delle Mura Leonine e alcune irregolarità sia nella gestione finanziaria dello Stato che nell’applicazione delle normative anti-riciclaggio.

Tra i documenti che fanno più scalpore, vi è quello in cui si allude a un presunto piano omicida nei confronti di Papa Benedetto da attuarsi entro un anno, che doveva preludere all’ascesa al soglio pontificio del cardinale Angelo Scola. Bertone rifiuta invece qualsiasi attribuzione di responsabilità in merito a Vatileaks, il più grande scandalo mai scoppiato in Vaticano.

“Non capisco di cosa dovrei fare ammenda in relazione alla fuga di documenti riservati che erano sul tavolo del Papa – afferma in un’intervista -. Mi rammarico di non essere riuscito a frenare lo scandalo. Con Papa Benedetto abbiamo condiviso questa sofferenza e devo dire che mi sono sentito sostenuto dalla sua fiducia”.

Gabrielli è stato condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Benedetto XVI gli ha concesso la grazia del perdono. Ma la tradizione dei veleni, in Vaticano, di certo non s’è fermata lì.

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