Cosenza, 12 ott. (LaPresse) – Giuseppe Iannicelli usava il nipote Cocò e la ragazza marocchina come ‘scudi’. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Catanzaro per Cosimo Donato e Faustino Campilongo, due esponenti dei clan della zona di Sibari, accusati di triplice omicidio e distruzione di cadaveri. “Iannicelli – si legge nell’ordinanza – si recava spesso a Firmo, e di frequente lo faceva unitamente alla convivente marocchina ed al nipote ‘Cocò’ (Campilongo Nicola Junior, ndg) e ciò proprio per evitare un agguato ai propri danni”.

Nicola, il bimbo di tre anni ucciso e poi bruciato assieme al nonno e alla compagna di quest’ultimo nelle campagne di Cassano Ionio il 19 gennaio del 2014, conosceva bene i suoi assassini. E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare. “Il piccolo Cocò conosceva molto bene Cosimo Donato, la di lui moglie, Panzetta, Eleonora Donato figlia di Cosimo. Più volte mio fratello (a parlare è il fratello di Giuseppe Iannicelli, ndr) portava il piccolo Cocò dalla moglie di Cosimo Donato, cioè lo portava a Firmo e lo lasciava a casa di Cosimo Donato”, si legge nell’ordinanza.

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