Roma, 8 ott. (LaPresse) – Di allergie si può morire. È così quando anche solo l’odore di un alimento o la minima esposizione a un allergene scatena lo shock anafilattico. E Michele, bambino di 7 anni affetto da una gravissima forma di allegria alimentare associata ad asma, nella sua giovane vita di shock ne ha subiti tanti. Il latte, le uova, le nocciole, il pesce, la frutta: un veleno per il piccolo che fino allo scorso anno non aveva potuto condurre una vita come tutti i suoi coetanei. Una sorta di controllato a vista all’asilo, a casa, nei momenti di svago, per il rischio di entrare in contatto con qualcuno dei suoi nemici.

La sua allergia multipla era così grave, il livello di immunoglobuline E nel sangue (IgE, anticorpi responsabili delle allergie) talmente elevato, tale da non poter assumere neanche il farmaco specifico che tiene sotto controllo la malattia, a causa degli effetti collaterali che si manifestano quando somministrato al di sopra di una determinata soglia di IgE.

Dopo tanti tentativi di migliorare la sua condizione, Michele è arrivato all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù dove un team multidisciplinare ha eseguito una serie di test ed esami. Escluse soluzioni terapeutiche come la desensibilizzazione specifica ai singoli allergeni o la terapia farmacologica, il piccolo paziente è stato sottoposto a un trattamento innovativo che gli ha restituito una vita normale, guarendolo dalla grave forma di allergia.

La plasmaferesi è una procedura di separazione del sangue in globuli rossi e plasma che viene utilizzata comunemente nei pazienti che seguono terapie antirigetto dopo un trapianto o quando sono affetti da malattie autoimmuni gravi. Consiste nel creare una circolazione extracorporea attraverso una macchina che depura il sangue da tutti i tipi di anticorpi nocivi.

“Questa procedura apre nuove strade alla cura delle allergie ed è indicata per i bambini affetti da tutte le forme più gravi della malattia allergica, anafilassi, dermatite atopica e asma grave che non possono assumere il farmaco specifico” sottolinea Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù. “Si tratta di bambini che hanno una ridotta qualità della vita, che hanno difficoltà a frequentare la scuola e a giocare con i compagni. Non riescono a interagire con il loro ambiente e i genitori sviluppano tutta una serie di barriere per preservarli dagli attacchi delle loro allergie”.

Il caso di Michele, per la sua unicità e complessità, è stato descritto in un articolo appena pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics e sarà presentato nel corso del XXIV congresso mondiale della World Allergy Organization (WAC 2015) che si terrà a Seoul, in Corea del Sud, dal 14 al 17 ottobre.

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