Milano, 4 ott. (LaPresse) – “Ci sono molti casi negativi in agricoltura, ma il sistema agricolo italiano non è tutto così, fortunatamente esistono anche altre realtà e Coldiretti cerca di valorizzarle il più possibile. C’è fiducia tra gli immigrati e le aziende agricole italiane: le aziende italiane non possono fare a meno del contributo manuale e intellettuale degli immigrati, sono un valore aggiunto che arriva all’interno della nostra filiera”. Così Maria Letizia Gardoni, presidentessa nazionale di Coldiretti giovani impresa, all’incontro ‘Migranti nel sistema alimentare’ all’interno del ciclo di eventi della manifestazione Terra Madre Giovani – We feed the planet promosso da Slow Food. “Dobbiamo distinguere: anche qui ci sono macchie oscure, come caporalato e schiavismo, ma ci sono aziende che hanno regole umane e voglia di inglobare e rendere protagonisti i ragazzi che hanno dovuto abbandonare il proprio Paese”, ha aggiunto Gardoni.

“I nostri uffici danno servizi alle aziende agricole e agli immigrati la possibilità di avere permessi di soggiorno, per rendere loro vita in Italia il più dignitosa possibile. In Italia molte aziende agricole sono a conduzione familiare e non industriale, basano il proprio valore anche grazie all’immigrazione di persone che ci aiutano. Sono 338mila gli immigrati regolarmente assunti nelle aziende agricole italiane, numero che sta continuando a crescere. Stiamo facendo un passo in più: stiamo studiando quanti di loro hanno voglia di diventare imprenditori e fondare aziende agricole, noi vogliamo dare loro la possibilità di costruirsi una nuova vita in questo Paese”.

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