Milano, 22 set. (LaPresse) – “E’ una grande soddisfazione, il tribunale ha riconosciuto la nostra dignità di lavoratori, calpestata da chi ha fatto fallire l’azienda, causando la perdita di lavoro di 400 dipendenti”. E’ il commento, a LaPresse, di Mario De Luca, portavoce del Movimento popolare dignità e lavoro, in merito al riconoscimento di parte civile per i danni morali e di salute per una ventina di operai della Novaceta Spa di Magenta (Milano), fallita nel 2009. La corte del tribunale, presieduta dalla giudice Patrizia La Caita, si è pronunciata oggi, nel corso del processo penale che vede imputati, fra l’altri, Maurizio Cimatti e Nicola Squillace, gestori e amministratori di fatto della Novaceta Spa, poi diventata Bembergcell, accusati di bancarotta fraudolenta. In aula anche gli ex operai. Riuniti dal giorno successivo alla chiusura della fabbrica in presidio permanente davanti alla sede, in via Piemonte a Magenta, a ridosso dei binari della tratta ferroviaria Milano – Torino, hanno fondato il Movimento popolare dignità e lavoro.
“Il presidio è iniziato nell’inverno 2009, ma già nel 2003 abbiamo cominciato a fare le nostre denunce. Venivamo definiti fomentatori dalle stesse persone che oggi sono penalmente imputate”, spiega De Luca.
“Restiamo comunque cauti – dice De Luca – adesso inizia il vero e proprio procedimento. L‘azione risarcitoria è ancora tutta da vedere, ma almeno oggi abbiamo vista riconosciuta in tribunale la nostra dignità di lavoratori e di esseri umani. La perdita del lavoro ha causato crisi che vanno anche ben oltre al danno economico: crisi familiari, crisi personali”.
“Ciascun operaio ha la sua storia – spiega – infranta dal fallimento della Novaceta. C’è chi aveva messo da parte soldi per i propri figli, risparmi di una vita utilizzati invece per sopravvivere con famiglie di quattro persone e un’unica entrata, la cassaintegrazione, a 55 anni e con la quasi totale impossibilità, a quest’età, di trovare un nuovo impiego. C’è chi ha dovuto affrontare la perdita del lavoro con un coniuge malato di tumore, chi aveva rate e mutui. Le nostre sono storie di famiglie distrutte. Oggi – conclude De Luca – abbiamo bisogno di giustizia. E la presa di posizione del tribunale ci aiuta ad andare avanti”.
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