Roma, 10 set. (LaPresse) – “Le somme pagate da ogni migrante ai trafficanti sono rilevanti e se le moltiplichiamo per il numero di persone che arrivano in Sicilia, capiamo che si tratta di un business di grossa entità”. Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, Maurizio Scalia, procuratore aggiunto di Palermo che coordina il pool di magistrati impegnato a indagare sull’immigrazione clandestina. “I migranti che arrivano in Sicilia – ha aggiunto – si appoggiano a una organizzazione che permette loro di andare dall’isola al centro e al nord Italia e poi anche di raggiungere le mete finali, cioè i Paesi del centro e nord Europa. Tendono quindi a non farsi identificare qui perché, se si fanno identificare qui, il permesso di soggiorno lo devono chiedere in Italia e non possono ottenerlo in Germania, in Norvegia o in Svezia, dove normalmente hanno i parenti”.

Con le operazioni Glauco 1 e Glauco 2, ha continuato Scalia, “abbiamo identificato questa rete di soggetti che si occupa del trasporto di migranti. I trafficanti sono prevalentemente nordafricani, eritrei e di qualche altra nazionalità. Non ci sono coinvolgimenti di italiani. Esiste una sorta di tariffario – ha spiegato il magistrato palermitano – con prezzi che per il trasporto dei migranti dalla Sicilia verso Roma variano dai 200 ai 400 euro a persona”. Poi dal centro al nord Italia c’è un ulteriore costo, un ulteriore trasporto che in genere viene effettuato con treni e piccoli pulmini.

In generale, “i prezzi variano in relazione all’importanza della sede che si vuole raggiungere”, ha spiegato Scalia. “I viaggi in nord Europa, in Svezia e in Norvegia, costano mediamente dai 1000 ai 1200 euro, mentre Germania, Francia, Belgio e Olanda hanno un costo leggermente inferiore. Questo perché la legislazione dei paesi scandinavi è estremamente favorevole in caso di accoglimento della domanda di asilo. Consideriamo che a queste somme si deve aggiungere il costo delle tratte precedenti di viaggio. Le cifre, naturalmente sono orientative e possono variare da caso a caso ma un viaggio dall’Eritrea alle coste della Libia può valere dai 3000 ai 5000 dollari. E poi il viaggio via mare verso l’Italia può costare dai 1000 ai 1500 dollari”.

Si tratta di somme di denaro che purtroppo non sono tracciabili – ha detto ancora Scalia – perché non vengono usati i normali canali bancari ma in genere il pagamento avviene in contanti attraverso un sistema che si chiama ‘Hawala’, una parola araba che credo significhi ‘fiducia’. Coloro che si occupano di questo passaggio di denaro trattengono una commissione, motivo per il quale in alcuni casi abbiamo anche contestato il reato di esercizio abusivo dell’attività bancaria“. A differenza di quanto accade per il mafioso, che ha necessità di esercitare anche un potere economico visibile sul territorio o di finanziare la latitanza, questi patrimoni “sono difficili da aggredire, perché si tratta di somme che girano in contanti”.

Attualmente, ha sottolineato il procuratore Scalia, “l’attività di questo tipo di organizzazioni si svolge prevalentemente in Italia. Si sta tentando di capire in quale direzione vadano questi flussi di denaro. Considerando che lo scopo finale di questi migranti è quello di raggiungere il centro e il nord Europa, ha concluso il procuratore aggiunto di Palermo, “non è escluso che queste somme possano anche muoversi con loro le stesse destinazioni. Su questo abbiamo delle indagini in corso. Perché, un conto è se il parente paga dal centro o nord Europa per far arrivare il familiare che si trova in Italia, un altro conto è se questa organizzazione ha vere e proprie ramificazioni in quelle parti del continente”, ha concluso.

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