Torino, 27 ago. (LaPresse) – “La famiglia fondata sul matrimonio rimane rilevante ma non può essere più considerata forma privilegiata o addirittura unica. Si tratta di includere altre forme di unioni”. Lo ha detto Paola Schellenbaum, membro della Commissione famiglie delle chiese metodiste e valdesi, riunite fino al 28 agosto a Torre Pellice (Torino) per il Sinodo. La giornata di oggi è stata dedicata al tema delle nuove famiglie. In particolare, i 180 deputati hanno ricevuto e inviato alle chiese locali – affinché lo studino e lo valutino – un ampio documento redatto dalla Commissione famiglie delle chiese metodiste e valdesi, “il primo di questo genere – ha spiegato Schellenbaum – dopo quello sul matrimonio approvato dal Sinodo del 1971 e il testo sui matrimoni interconfessionali stilato insieme alla Conferenza episcopale italiana del 1997/2000″. Per Schellenbaum “il testo è il frutto di un confronto di un dialogo con la società, di cui cerca di cogliere i cambiamenti e le novità”.
Più in dettaglio, l’argomento delle famiglie e delle forme di unioni viene affrontato a partire da quattro prospettive: biblica, teologica, giuridica e liturgica; nel capitolo finale, propone poi alcune questioni per la discussione, come per esempio, la possibilità di procedere a benedizioni di coppie senza effetti civili. Le chiese locali dovranno far pervenire le loro osservazioni sul testo che verrà posto in discussione e votazione nel Sinodo 2016.
La pastora Mirella Manocchio, coordinatrice della Commissione culto e liturgie delle chiese battiste, metodiste e valdesi in conferenza stampa ha illustrato a grandi linee il testo di una liturgia per la benedizione di coppie dello stesso sesso che sarà sottoposta al voto del Sinodo questa sera. “Nel 2010 il Sinodo ha introdotto la possibilità, per le chiese locali che abbiano fatto un opportuno percorso, di celebrare benedizioni di unioni di coppie dello stesso sesso. Successivamente il Sinodo ha dato mandato alla Commissione liturgie di definire una liturgia ufficiale”, ha spiegato Manocchio.
Il testo della liturgia inizia con la citazione biblica di 1 Giovanni 4:7 che dice “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio”. “Questo – ha sottolineato Manocchio – per dire che ogni amore autentico, libero e sincero viene da Dio, indipendentemente dal fatto che si tratti di una coppia eterosessuale o omosessuale”. I testi delle due liturgie sono già stati sottoposti al giudizio del Corpo pastorale – l’organo teologico consultivo del Sinodo – che ha espresso il suo parere positivo.
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