Roma, 13 ago. (LaPresse) – Spopola il fenomeno degli orti urbani a Roma. L’associazione Zappata Romana, che censisce orti e giardini comuni nella capitale, ha contato circa 200 spazi verdi condivisi, tra giardini, orti e azioni di giardinaggio collettivo. Aree spesso abbandonate e recuperate da cittadini e associazioni.
LaPresse ha parlato con Orietta Tiburzi, che con l’associazione culturale Passeggiata del Gelsomino gestisce ‘la Fattorietta’, fattoria didattica in pieno centro storico, all’ombra della Cupola di San Pietro. Al confine con la villa romana Doria Pamphilj, la fattoria ospita anche uno degli orti urbani più conosciuti della città.
L’associazione culturale lavora con le scuole per L’Orto bimbo, progetto in cui diverse classi di bambini delle scuole primarie hanno imparato a piantare, prendersi cura e raccogliere ortaggi. Non solo: ha un progetto in atto con associazioni che lavorano con bambini malati psichiatrici e che utilizzano anche l’ortoterapia.
Chilometro zero anche per il concime, niente prodotti chimici, lotta agli sprechi e utilizzo delle terniche di rotazione e di agricoltura biodinamica sono le linee guida dell’orto della Fattorietta.
“Visto che parliamo di orti urbani – suggerisce l’esperta – pensiamo innanzi tutto a recuperare il recuperabile: usare il compost come concime. Procurarsi una cassetta per il compostaggio o farla in casa per non gettare via l’organico prodotto a tavola, non costa nulla ed è utile, anche per evitare concimi chimici”.
Visto che siamo in città, con un’inquinamento più alto, dobbiamo arrenderci agli insetticidi?
“Mai. No e poi no agli insetticidi. Se proprio devi usarli, vai al mercato e compri la verdura lì. Se serve per i prodotti fatti crescere in casa assolutamente no. Ci sono tanti rimedi naturali, ad esempio il sapone di marsiglia combatte gli afidi, il caffè le formiche, al pomodoro si può dare l’acqua ramata. In più consideriamo che con l’agricoltura biodinamica invece di usare anticrittogamici, antimuffe o insetticidi, le piante si aiutano tra loro: pomodoro e basilico ad esempio allontanano molti insetti”.
Ci sono altri aiuti che possiamo dare al terreno, per renderlo più fertile? “Indispensabile informarsi bene sulla coltivazione a rotazione”. La rotazione è una tecnica basata sull’alternanza, nella stessa posizione dell’orto, di piante diverse dopo un determinato periodo che va da uno a quattro anni. Grazie alla rotazione il terreno assorbe determinati nutrienti che erano stati rilasciati dalle piante presenti precedentemente. Questo rende il terreno più stabile, meno degradato, meno erodibile dagli agenti atmosferici e contribuisce a una maggiore efficienza della gestione delle risorse idriche infiltrate.
Come capire cosa piantare?
“Indispensabile è farsi aiutare a capire che tipo di terreno abbiamo a disposizione. Se è più argilloso, sabbioso o torboso, perché in base al tipo di terreno dobbiamo orientarci con il tipo di cocltivazione. Un terreno più argilloso, ad esempio, bisogna concimarlo parecchio. Di solito la pianta si posiziona sulla cupola delle file, io ho notato che con il terreno argilloso è meglio piantarla nel solco, perché altrimenti il terreno argilloso crepa, si porta via tutta l’acqua e stringe la radice. C’è un ristagno, ma più profondo delle radici. Quindi non vanno piantate carote e cipolle perché non vengono bene. Nel terreno argilloso viene bene l’orto romano: lattuga, bieta, cicoria, pomodori, basilico”.
Consigli pratici per chi lavora e non ha tanto tempo da dedicare all’orto?
“Usare l’intelligenza e affidarsi alle nuove tecniche. Ci sono dei teli da pacciamatura che si posizionano sul terreno dopo che è stato arato e ci si piantano le piante sopra. Quel telo oltre a un risparmio grosso di acqua, non permette alle erbacce di crescere. Per cui noi piantiamo, innaffiamo meno e raccogliamo. Se non si vogliono usare materiali plastici questi teli sono anche in cartone organico, fatto con il mais, che diventa concime”.
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