Roma, 3 ago. (LaPresse) – “Il turismo venatorio internazionale è anche un fenomeno italiano, il Governo lo metta al bando: è questo il solo modo per evitare il ripetersi di tragedie come quella del leone Cecil, ieri simbolo di una natura maestosa e libera, oggi di milioni di animali massacrati per divertimento in tutto il mondo”. Sono le parole dell’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali, che chiede la creazione di un’istituzione competente a giudicare sui crimini internazionali contro gli animali: “Sollecitiamo il Governo, a cominciare dal premier Renzi, a fare la sua parte sia potenziando i controlli sia portando avanti la messa al bando di tale attività che spesso si rivela deleteria anche per l’immagine dell’Italia all’estero”.

“Il fatto che nel caso del ‘Re Leone’ a sparare sia stato un presunto bracconiere, una persona cioè che avrebbe agito in modo illegale, non cambia i termini della questione – continua l’Enpa – ma, soprattutto, non deve rappresentare un alibi per i sostenitori della caccia, che si tratti di quella ai leoni o alle piccole allodole. Se veramente vogliamo preservare il nostro fragilissimo patrimonio di biodiversità, è necessario disarmare le doppiette, a cominciare proprio dalla possibilità di sparare oltreconfine, nei Paesi le cui normative vengono spesso erroneamente considerate dai cacciatori occidentali meno rigorose e più vulnerabili”.

“E’ proprio tale convinzione che dà a costoro l’illusione di poter colpire a piacimento, sfogando quegli istinti distruttivi che nei Paesi di origine vengono tenuti a freno non solo da regole e norme avvertite come più stringenti, ma anche dalla riprovazione sociale espressa con forza dall’opinione pubblica”, afferma Annamaria Proccaci, consigliera nazionale di Enpa.

“Quello del turismo venatorio purtroppo è un fenomeno che riguarda da vicino il nostro Paese – prosegue Procacci -. Anche noi infatti abbiamo i nostri Zimbabwe. E per arrivare a destinazione non è neanche necessario percorrere migliaia di miglia, ma è sufficiente una notte di traghetto per attraversare l’Adriatico”. La consigliera nazionale dell’Enpa fa riferimento, ad esempio, all’Albania: “Della distruzione della fauna selvatica albanese è stata responsabile anche l’Italia con le sue ‘doppiette in trasferta’ e ha raggiunto livelli di devastazione tali da spingere le autorità locali ad una moratoria generale della caccia per una durata di due anni”.

“La vicina Romania, poi, ha pagato prezzi altissimi ai fucili italiani, nei cui carnieri sono finiti soprattutto i piccoli uccelli, le allodole ma anche animali rari come le linci – continua Procacci -, e quello che non possono più fare in Italia, a causa di normative divenute più restrittive anche grazie al lavoro delle associazioni, molti cacciatori nostrani lo fanno altrove spesso con abbattimenti massicci citati dalle cronache dei giornali, che finiscono così per gettare discredito sull’immagine del nostro Paese”.

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