Roma, 17 lug. (LaPresse) – Due persone arrestate, un denunciato, oltre 15 identificati e 14 feriti tra le forze dell’ordine. E’ questo il bilancio degli scontri avvenuti questa mattina a Casale San Nicola, a nord di Roma, dove residenti e militanti di CasaPound hanno violentemente protestato contro il trasferimento di 19 profughi in una scuola della zona. Molti i filmati da visionare per prendere ulteriori provvedimenti.

I manifestanti, con tanto di caschi in testa, hanno dato fuoco ad alcune balle di fieno e a qualche cassonetto oltre che lanciare alcune sedie di plastica contro la polizia, in tenuta antisommossa, al grido di “No agli immigrati”, “Prima gli italiani” e “andate via”.

Il racconto dei manifestanti-. “Due residenti che presidiavano la strada sono stati portati in ospedale: una per alcuni lividi e per un evidente stato di shock. Un altro perché ha avuto di recente un trapianto di cuore”. A raccontarlo i residenti che hanno raccontato anche che “la polizia avrebbe iniziato a spostare le donne sedute a terra a forza. Sono state attaccate le signore e gli uomini hanno tentato di proteggerle, prendendo delle manganellate. Molte donne si sono messe a piangere mentre la polizia sgombrava la strada, erano spaventate e urlavano ‘per favore non ci fate del male. Ci hanno risposto che avevano degli ordini da eseguire, nonostante un paio di poliziotti si siano levati armi e caschi e si siano seduti accanto a noi” hanno ancora raccontato. “Noi non ce l’abbiamo con gli immigrati – ha continuato – ma non possono essere accolti in questa struttura che non ha i permessi idonei e poi nessuno ci ha detto nulla, queste decisioni vanno condivise. La nostra protesta è pacifica – ha concluso – noi siamo qua da 80 giorni e oggi vogliamo dimostrare che non si può accettare la violenza con la quale si attua la politica di immigrazione in Italia”.

La protesta era iniziata con le “Braccia alzate e tricolore alla mano i residenti di Casale San Nicola“. A segnalarlo una nota diffusa CasaPound Italia dopo l’inizio delle operazioni di trasferimento di circa un centinaio di profughi nel centro di accoglienza allestito nell’ex scuola Socrate sulla Cassia a Roma.

Una protesta iniziata quasi un mese fa e sfociata questa mattina in tensione. Da tempo l’ex scuola Socrate, in disuso e poi riconvertito, era stata individuata per accogliere un centinaio di profughi, sull’onda dell’emergenza scoppiata dopo la primavera. L’8 luglio scorso il prefetto di Roma, Franco Gabrielli era andato per un sopralluogo dando di fatto il via libera all’operazione di trasferimento. Già quel giorno Gabrielli era stato accolto da urla, fischi e proteste. Gli abitanti del posto, a cui si sono uniti i militanti di CasaPound, avevano urlato il loro no ed avevano accolto la delegazione con le magliette: “No al business dei profughi”. Al termine del giro Gabrielli era stato perentorio: “Nulla osta per le operazione”. (LE IMMAGINI DEGLI SCONTRI)

Già ieri era esplosa l’ira dei residenti a Quinto di Treviso contro la decisione della prefettura di trasferire un centinaio di migranti in una trentina di appartamenti sfitti. Uno sgombero che appare imminente. I residenti saranno condotti nell’ex caserma Serena, tra Casier e Treviso. Si tratta una struttura vuota, non utilizzata dai militari e dotata di tutte le considzioni per poter accogliere i profughi. Fatto che Luca Zaia aveva commentato: “Quello che è successo a Quinto è un punto di non ritorno. Abbiamo toccato il fondo. C’è stato il big bang”.

“Nello spiazzo davanti alla struttura che dovrebbe ospitare i rifugiati, dove i cittadini sono in presidio permanente da quasi tre mesi, sono arrivati i blindati delle forze dell’ordine – fa sapere CasaPound Italia.

Le 250 famiglie del piccolo comprensorio tra la via Braccianese e la Storta, al confine tra XIV e XV Municipio, ritengono non solo l’edificio e la zona, molto isolata, inadeguate all’accoglienza, ma temono che l’arrivo di cento migranti su una popolazione di poco più di 400 persone, finisca col diventare una vera e propria ‘invasione’, ingestibile dal punto di vista della sicurezza. Per questo sono determinati a non smettere di lottare neanche adesso, quando di fronte a loro vedono schierate con grande imponenza di mezzi le forze dell’ordine. Una protesta pacifica, certamente, ma che non si arresterà fino a quando non si avrà la certezza che Casale San Nicola resterà a loro”.

“Da qui non ci muoviamo: Casale San Nicola deve rimanere agli italiani. La difenderemo fino all’ultimo”, aggiunge il vicepresidente di CasaPound Italia Andrea Antonini, su quanto sta avvenendo nel comprensorio di Roma nord, tra la Braccianese e La Storta.

“Da quasi tre mesi siamo in presidio 24 ore al giorno, al fianco dei residenti, per impedire che l’ex scuola Socrate venga utilizzata come centro d’accoglienza per rifugiati, mettendo a rischio la vita quotidiana delle 250 famiglie che vivono qui, alle quali non solo non è stato chiesto nessun parere ma nemmeno è stata data alcuna garanzia di sicurezza – spiega Antonini -. In un paese in cui le scuole cadono a pezzi, mancano gli asili nido, la povertà è un problema allarmante, con i tanti italiani costretti a vivere in macchina se non ‘suicidati’ dalla crisi, investire risorse in questa peraltro disastrosa gestione dell’immigrazione è folle e apre una strada maestra a chi non perde occasione per speculare, come ci ha insegnato mafia capitale”.

Antonini conclude: “Vedere italiani come quelli di San Nicola, uomini e donne di tutte le età, persone normali, che mai avrebbero creduto di impegnarsi in una battaglia come questa, intonare l’inno d’Italia e fronteggiare a mani alzate la polizia, ci fa capire però che per questo paese c’è speranza, che il riscatto è alle porte, e che saranno i cittadini in prima persona a non consentire più gli abusi di potere di chi, ben piazzato sulla sua poltrona, ritiene di poter decidere impunemente sulla loro testa senza che nulla accada”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata