Bologna, 24 giu. (LaPresse) – “Le ragioni principali che mi hanno spinto a trasferirmi negli Stati Uniti e a conseguire un master sono state, da un lato l’intenzione di affinare e completare la mia conoscenza della lingua inglese, dall’altro l’esigenza di ampliare le mie conoscenze accademiche ed umane, entrando in contatto con una nuova cultura ed un ambiente universitario diverso da quello italiano”. A raccontare la sua carriera accademica negli States è Simona Cicatelli, che ha appena conseguito un master a Lindenwood St. Charles, nel Missouri. “L’esperienza di studio all’estero e questo master – racconta mi sono serviti per crescere non solo a livello professionale, ma anche a maturare come individuo rendendomi più consapevole dei miei obiettivi e dei percorsi da intraprendere per realizzarli”.

Studiare in un campus negli Stati Uniti, in mezzo a tantissimi altri studenti, offre innumerevoli vantaggi. “In primo luogo ci si trova in ambiente internazionale: si incontrano persone che arrivano da tutti i paesi del mondo e si entra in contatto con culture e stili di vita completamente diversi, nuovi, interessanti. Questo – conferma Simona – dilata il proprio orizzonte di pensiero e la propria mente e mette in condizione di cogliere opportunità fino allora neppure considerate. La mia esperienza a Lindenwood St. Charles, per esempio, ha fatto nascere in me un desiderio che in Italia non avevo: imparare nuove lingue. Grazie ai nuovi amici , al loro paziente sostegno e allo studio intrapreso per conto mio, ora sono in grado di esprimermi correttamente anche in Portoghese e in Spagnolo, oltre, naturalmente, alle lingue studiate a scuola, all’Inglese e alla mia lingua madre”.

Difficile per un ragazzo italiano abituato a frequentare l’università nel nostro Paese, comprendere il funzionamento di un campus universitario. “La vita interna – sottolinea Simona Cicatelli – è davvero entusiasmante, frenetica, impegnativa ed appassionante allo stesso tempo. Ti coinvolge in ogni singolo minuto, ti cattura e hai sempre qualcosa da fare. Certo, si lavora molto e ci si impegna ancor di più ma quando si è terminato di studiare è molto stimolante partecipare alle diverse attività organizzate: ogni settimana ci sono nuove proposte sportive e ricreative. E quando il corso di studi è terminato e hai conseguito il tuo titolo, ti accorgi di avere amici in tutto il mondo”.

Gli svantaggi, per chi ha provato questa esperienza, sono davvero pochi. “Da buona italiana – aggiunge Simona – devo dire che ho un po’ sentito la mancanza della nostra cucina tradizionale e inizialmente in mensa cercavo pietanze che mi ricordassero i sapori e i profumi dell’Italia. Ma poi ci si abitua e allora si incomincia ad apprezzare anche un grosso hamburger con cetriolini e una bella spruzzata di ketchup e mostarda”.

Anche dal punto di vista della didattica e dello studio esiste una grande differenza tra gli States e l’Italia: l’approccio nin Usa è infatti più pragmatico. “I professori – racconta ancora Simona Cicatelli – durante le lezioni chiedono di sviluppare progetti di gruppo, presentazioni, ricerche. Inoltre si stabilisce un rapporto molto forte con i docenti, un vero e proprio legame in cui l’insegnante è un supporto, un aiuto, un prezioso consigliere. Una delle caratteristiche positive del mio MBA program è stata la possibilità di seguire lezioni in classi di pochi alunni, e questo ha consentito ai professori non solo di dedicarsi molto ai loro studenti, ma anche a noi di creare un ‘legame’ con loro che è si è poi rivelato utile alla fine degli studi”.

Lo studente che studia per almeno un anno negli Usa può ottenere, al termine degli studi, un visto Optional Practical Training (Opt), che consente di lavorare per un anno mettendo in pratica le competenze acquisite durante il percorso accademico. “Al momento – conclude – vivo a New York e sto facendo uno stage di tre mesi in un’azienda di pubbliche relazioni. Sono sempre in cerca di nuove opportunità, qui a New York o in un’altra città degli Stati Uniti. Per il futuro non saprei ancora rispondere, ma certamente l’idea è di finire questo anno di OPT e poi cercare qui oppure in Europa orientandomi verso nuove possibilità di lavoro che possano ampliare le mie conoscenze professionali e mi consentano di costruire una solida carriera”.

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