Roma, 13 mag. (LaPresse)- ‘Bio-contenimento assoluto’. Così è avvenuto questa notte il trasporto dell’infermiere sardo di Emergency, rientrato dalla Sierra Leone e risultato positivo al virus dell’ebola. E’ stato utilizzato un C-130 della nostra aeronautica. La capacità di effettuare trasporti di malati altamente infettivi attraverso l’utilizzo di speciali barelle isolate è una peculiarità detenuta in Europa esclusivamente dalla Royal Air Force e dall’aeronautica militare italiana che ha sviluppato la capacità di evacuazione aeromedica fin dal 2005, operando uno stretto coordinamento sia con il ministero della Salute, sia con il Dipartimento della protezione civile. L’unità di biocontenimento, attivata presso l’aeroporto di Pratica di Mare, è costituita da un medico responsabile, un medico anestesista, almeno sei operatori tecnici di sanità ed una unità logistica.

PERSONALE ADDESTRATO PERIODICAMENTE. Il personale di queste unità, circa 30 persone, viene periodicamente addestrato e formato attraverso corsi ed esercitazioni cui partecipano, vista la valenza e la specificità di tali attività, anche operatori del ministero della Salute. Gli ospedali di riferimento sul territorio nazionale ad alta competenza specialistica sono l’Istituto di ricerca e cura per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e l’Ospedale Luigi Sacco di Milano. La scelta di ricovero e destinazione del paziente è di competenza del ministero della Salute. Il trasporto aereo in ‘bio-contenimento’ su lunga tratta viene attualmente svolto su velivoli C-130 J ‘Hercules’ e C-27 J ‘Spartan’ anche se l’aeronautica militare sta implementando tale capacità con le certificazioni, in itinere, per velivoli B-767 ed Airbus C-319. La base di Pratica di Mare, dall’emergenza dello scorso anno, ha costruito un campo definito ‘Castrum’, costituito da tenda in alto isolamento, alloggi per i contatti in sorveglianza sanitaria fino a 200 persone e una stazione di decontaminazione per uomini e materiali.

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