Roma, 25 mar. (LaPresse) – Era 2 novembre 2007 quando il corpo senza vita della studentessa britannica Meredith Kercher viene ritrovato nell’appartamento di Perugia che la ragazza condivideva con altre studentesse. Secondo gli investigatori, Meredith è stata uccisa la notte prima.
6 novembre 2007. La studentessa statunitense Amanda Knox, coinquilina delle vittima, è arrestata assieme al fidanzato Raffaele Sollecito e a Diya ‘Patrick’ Lumumba, padrone di un bar della città, di nazionalità congolese, dove Amanda lavorava saltuariamente.
20 novembre 2007. Lumumba, accusato da Amanda di essere l’assassino, è rilasciato dal carcere per mancanza di prove.
6 dicembre 2007. L’ivoriano Rudy Hermann Guedè è estradato dalla Germania, dove è stato arrestato, e condotto in carcere non appena rientrato in Italia.
14 dicembre 2007. Meredith Kercher viene seppellita dopo i funerali che si sono svolti a Londra.
28 ottobre 2008. Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono imputati per omicidio e violenza sessuale. Guedè, che ha scelto il rito abbreviato, è accusato in primo grado di omicidio e violenza sessuale e condannato a 30 anni di carcere.
16 gennaio 2009. Si apre a Perugia il processo di primo grado contro Knox e Sollecito.
4 dicembre 2009. La corte riconosce Amanda e Raffaele colpevoli di omicidio e violenza sessuale, condannandoli rispettivamente a 26 e 25 anni di carcere.
22 dicembre 2009. La corte di appello conferma la condanna di Guedè e diminuisce la pena a 16 anni.
24 novembre 2010. Inizia il processo di appello di Perugia contro Knox e Sollecito.
16 dicembre 2010. La Corte di cassazione conferma la condanna di 16 anni di detenzione per Guedè.
29 giugno 2011. Un’indagine forense indipendente ordinata dalla corte d’appello trova che molte delle prove del dna che inchiodano Amanda e Raffaele sono inaffidabili.
3 ottobre 2011. La corte d’appello di Perugia assolve i due ragazzi per “mancanza di prove di colpevolezza”.
26 marzo del 2013. La Cassazione ribalta la situazione e cancella le assoluzioni riaprendo il processo, in quel caso a Firenze.
30 gennaio 2014. La Corte d’Assise d’Appello del capoluogo lombardo ha confermato la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione e applicando a quest’ultimo la misura cautelare del divieto di espatrio con ritiro del passaporto. Oggi il caso riapproda in Cassazione: forse per l’ultima definitiva parola.
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