Milano, 16 mar. (LaPresse) – “Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata, che evidentemente era diventata, per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo ‘per bene’ e studente ‘modello’, da tutti concordemente apprezzato”. Lo scrivono i giudici della prima Corte d’Assise e d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con la quale hanno condannato Stasi a 16 anni per la morte della fidanzata.
“La sola vittima di questo processo – proseguono i giudici – è Chiara Poggi, uccisa a 25 anni dall’uomo di cui si fidava e a cui voleva bene, che l’ha anche fatta definitivamente ‘scomparire’ in fondo alle scale”.
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