Roma, 6 mar. (LaPresse) – Una nuova speranza contro l’Hiv di tipo 1 e l’Aids, sindrome da immunodeficienza acquisita, potrebbe arrivare da uno studio internazionale che dimostra come l’interazione tra virus e proteine del complesso del poro nucleare (Npc) sia essenziale per la replicazione dell’Hiv nella cellula ospite. A documentare la scoperta uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto da ricercatori dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr), dell’Istituto Pasteur di Parigi, in collaborazione con l’Albert Einstein College of Medicine di New York e il centro di Statistica e scienze biomediche del San Raffaele di Milano. “I pori nucleari, composti da nucleoporine, controllano il passaggio di molecole tra il nucleo e il citoplasma all’interno della cellula”, spiega Ermanno Rizzi dell’Itb-Cnr, “e le proteine che lo compongono svolgono un ruolo cruciale nella fisiologia delle cellule, poiché gestiscono l’organizzazione tridimensionale della cromatina, la cui struttura è responsabile dell’attivazione dei geni, sia cellulari che di eventuali ospiti come Hiv”. “Per comprendere il meccanismo virus/cellula”, spiega Francesca Di Nunzio dell’Istituto Pasteur di Parigi, coordinatrice della ricerca, “abbiamo usato metodologie di microscopia a elevata risoluzione (Storm) e test di biologia molecolare, per comprendere il ruolo specifico di due nucleoporine strettamente interconnesse tra loro, la Nup153 e la ‘Tpr’. A favorire il passaggio del virus nel nucleo attraverso i pori sarebbe proprio la nucleoporina Nup153, mentre la Tpr avrebbe l’effetto di mantenere la cromatina attiva in prossimità del poro favorendo la replicazione del virus e confermando la stretta relazione tra loro”. “L’analisi di tale meccanismo è stata possibile grazie anche a tecnologie di sequenziamento ad alta processività come il Next generation sequencing (Ngs) – sottolinea Ermanno Rizzi -, che ha consentito di evidenziare l’integrazione delle sequenze virali nel genoma umano. I risultati ottenuti favoriranno lo sviluppo di nuovi farmaci in grado di agire sul virus prima ancora che possa entrare nel nucleo e infettare la cellula”. La ricerca è stata finanziata dall’Istituto Pasteur, Anrs (Agence nationale de recherches sur le Sida), Region Ile-de-France, e dal programma ‘Futuro in ricerca’ del ministero italiano dell’Istruzione, dell’università e della ricerca. Lo studio fa seguito ad altri lavori pubblicati su Virology e su Virus Research, sempre coordinati dalla ricercatrice Di Nunzio.

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