di Benedetta Dalla Rovere

Milano, 17 dic. (LaPresse) – A 7 anni di distanza dal delitto di Garlasco, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno dato un nome all’assasino di Chiara Poggi. Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di carcere nel processo d’appello bis per l’omicidio della fidanzata 26enne avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta dei Poggi in via Pascoli. Stasi è stato anche condannato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento della famiglia della vittima: 1 milione di euro. Il sostituto pg Laura Barbaini aveva chiesto una condanna a 30 anni per l’ex studente della Bocconi, accusato di aver agito con crudeltà. I giudici però non hanno riconosciuto l’aggravante e, tenendo conto che l’imputato ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena, gli hanno inflitto una condanna inferiore. Per la difesa del giovane commercialista, invece, non c’erano prove sufficienti a condannarlo. Stasi era stato assolto in primo grado dal gup di Vigevano Stefano Vitelli esattamente cinque anni fa, il 19 dicembre 2009. Decisione confermata in appello dalla seconda corte d’Assise d’Appello di Milano. La Cassazione, pero, aveva annullato la sentenza, suggerendo ai giudici di Milano di integrare l’istruttoria dibattimentale, com’è stato fatto con nuove prove e nuove perizie, tra cui quella della camminata nella villetta dei Poggi. Durante la lettura del dispositivo, Stasi è rimasto impassibile e ha lasciato il tribunale in silenzio da un ingresso secondario, accompagnato dai suoi legali. I genitori e il fratello di Chiara, visibilmente commossi, hanno abbracciato i loro avvocati Gianluigi Tizzoni e Francesco Compagna. Il padre Giuseppe aveva le lacrime agli occhi. La madre Rita Poggi ha abbracciato anche il cugino di Chiara, Paolo Reale, che è stato uni dei consulenti della famiglia. Dopo la lettura della sentenza, la famiglia di Chiara ha improvvisato una sorta di conferenza stampa nell’atrio del tribunale davanti all’aula. “Siamo soddisfatti, non abbiamo mai mollato – ha detto la mamma Rita -, ora dirò a mia figlia Chiara ‘Ce l’hai fatta’”. Emozionato anche il papa Giuseppe: “Chiara ormai era diventata una figlia anche per i nostri legali e consulenti, che ringrazio. Non dico di più altrimenti mi commuovo”. “Ci aspettavamo la verità per Chiara e oggi abbiamo avuto una risposta”, ha aggiunto l’avvocato Gianluigi Tizzoni, che ha assistito la famiglia Poggi con il collega Francesco Compagna. “A noi non interessava la pena nè il risarcimento economico – ha aggiunto -, ci interessava la verità e questa Corte ce l’ha data”. In aula, prima del verdetto, Stasi ha rilasciato dichiarazioni spontanee. “Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente”, ha detto rivolgendosi alla Corte. “In questi sette anni – ha aggiunto – ci si è dimenticati che la morte di Chiara è stata un dramma anche per me. Era la mia fidanzata. Sono anni che sono sottoposto a questa pressione. E’ accaduto a me e non ad altri. Perché? Mi appello alle vostre coscienze: spero che mi assolviate”. Un appello che è rimasto inascoltato. Le motivazioni verranno depositate tra 90 giorni.

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