Trieste, 15 dic. (LaPresse) – Davide Zotti, professore di filosofia del liceo Carducci di Trieste, il 23 ottobre scorso rimosse il crocifisso da una delle sue classi, poiché si era sentito offeso, in quanto gay, dalle dichiarazioni del cardinal Ruini, che a proposito delle unioni omosessuali aveva parlato di ‘diritti immaginari’. “Non intendo più insegnare sotto un simbolo che rappresenta un’istituzione che continua a delegittimare la mia persona e quindi il mio stesso ruolo educativo”, aveva dichiarato. Ora, l’ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia ha inflitto al docente la sanzione della censura, che consiste in una dichiarazione di biasimo scritta e motivata, inflitta per mancanze non gravi riguardanti i doveri inerenti alla funzione docente o i doveri di ufficio; l’ipotesi della sospensione temporanea dal servizio è stata accantonata in considerazione del “curriculum del docente e del comportamento collaborativo dimostrato dallo stesso”. Lo comunica una nota dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar), che ha da subito fornito assistenza legale a Zotti.
L’Ufficio scolastico regionale gli contesta di “aver posto in essere atti in violazione ai doveri, alla responsabilità e alla correttezza, cui deve essere sempre improntata l’azione e la condotta di un docente, considerata la sua funzione educativa e formativa”. In particolare per aver rilasciato, senza autorizzazione del dirigente, “dichiarazioni pubbliche agli organi d’informazione idonee a pregiudicare l’immagine dell’amministrazione e la sua neutralità istituzionale”; per aver utilizzato “materiale dell’amministrazione per finalità estranee ai doveri d’ufficio” (materiale la cui presenza, specifica l’Ufficio, è prevista da due decreti regi del 1924 e del 1928); per aver posto in essere “un’azione arbitraria idonea a offendere la sensibilità dell’utenza, o le sue convinzioni personali, politiche o religiose o, comunque, potenzialmente discriminatoria”; per aver esposto indebitamente “scuola e amministrazione scolastica a polemiche sulla stampa, nonché ad una valanga di commenti su Facebook, contravvenendo così al dovere del pubblico dipendente di riservatezza, lealtà e collaborazione verso l’amministrazione di appartenenza e, comunque, compromettendone la neutralità istituzionale”.
“Stupisce che, ancora nel 2014, una scuola pubblica non trovi di meglio per imporre il crocifisso che ricorrere a circolari fasciste. Ci viene quasi da auspicare una legge che imponga il crocifisso, per vedere come la concilierebbero con la laicità del nostro Stato”. Questo il commento del segretario dell’Uaar, Raffaele Carcano.
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