Roma, 15 dic. (LaPresse) – Un cartello di 25 associazioni, promosso da Legambiente e Libera, ha lanciato l’appello ‘In nome del popolo inquinato: subito i delitti ambientali nel Codice penale’, per approvare il ddl contro la criminalità ambientale fermo al Senato. L’appello è indirizzato al presidente del Senato Pietro Grasso e ai presidenti delle Commissioni Giustizia e Ambiente, Nitto Palma e Marinello, “per una rapida approvazione del disegno di legge sui reati ambientali nel Codice penale, per mettere finalmente un freno a un’attività criminale che, con 30 mila reati accertati all’anno, oggi frutta a chi delinque oltre 16 miliardi di euro, a danno della sicurezza e della salute di tutti i cittadini e dell’economia sana”, come si legge in un comunicato stampa di Legambiente.

Nel nostro Codice penale, infatti, non esistono ancora né il delitto di inquinamento, né quello di disastro ambientale. “Uno squilibrio di sanzione anacronistico – si legge nella nota – insostenibile e a danno dell’intero Paese, che garantisce spesso l’impunità totale agli ecocriminali e agli ecomafiosi”. Nel febbraio 2014 la Camera dei deputati ha approvato a larghissima maggioranza un disegno di legge che inserisce 4 delitti ambientali nel nostro Codice penale: inquinamento e disastro ambientale, trasporto e abbandono di materiale radioattivo e impedimento al controllo. “Il testo, però, è inspiegabilmente fermo da mesi al Senato, per alcuni limiti tecnici che sarebbero facilmente superabili con poche modifiche”, spiega Legambiente.

“Approvarlo prima possibile rappresenterebbe una pietra miliare nella lotta alla criminalità ambientale – continua il comunicato – garantendo una tutela penale dell’ambiente degna di questo nome e, soprattutto, assicurando strumenti investigativi fondamentali per le forze dell’ordine e la magistratura”. “Con l’inserimento nel Codice penale dei delitti ambientali, in primis quelli di inquinamento e disastro – si legge ancora nella nota – sarà possibile aiutare magistratura e forze dell’ordine ad assicurare alla giustizia i colpevoli di gravi reati ecologici e mettere un freno alle lucrose, e ad ora sostanzialmente impunite, attività dell’ecomafia e della criminalità ambientale.

L’appello si può firmare su Change.org ai seguenti indirizzi: www.change.org/legambiente-ecoreati e www.riparteilfuturo.it/delittiambientali. Tra i primi firmatari ci sono i rappresentanti di varie associazioni da sempre in prima linea per il rispetto dell’ambiente, tra cui: Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente; Luigi Ciotti, presidente di Libera; Fulvio Aurora, segretario Aiea, Associazione italiana esposti amianto; Dino Scanavino, presidente Cia, Confederazione italiana agricoltori; Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti; Andrea Carandini, presidente Fai, Fondo Ambiente Italia; Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo Greenpeace Italia; Gianluca Felicetti, presidente Lav; Donatella Bianchi, presidente WWF Italia.

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