Roma, 1 dic. (LaPresse) – C’è anche Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore della Roma Daniele De Rossi, tra le persone finite in manette con l’accusa di aver sequestrato e seviziato un imprenditore romano titolare di una società operante nel settore della progettazione, realizzazione e gestione di impianti fotovoltaici. Dopo la denuncia dell’uomo, le indagini indagini dei carabinieri hanno consentito di identificare i responsabili delle violenze e di ricostruire, nonostante la reticenza della vittima che ha più volte negato di conoscere i suoi aggressori, le circostanze che avevano portato al sequestro. In particolare, i carabinieri hanno appurato che la spedizione punitiva era stata organizzata al fine di attuare un recupero crediti per conto terzi, inducendo in tal modo, con violenza e minacce, l’uomo a restituire dei soldi pretesi. I mandanti dell’azione sono stati identificati in due fratelli A.G., 30 anni e S.G., 37 anni, entrambi con precedenti di polizia, i quali avevano precedentemente prestato 100mila euro alla vittima, applicando interessi usurari che avevano fatto lievitare esponenzialmente il debito. Prima del sequestro, sottoposto in più circostanze a minacce e percosse, l’imprenditore aveva già pagato, in 6 mesi, 343mila euro in restituzione del prestito e della quota interessi, ma ciò non era ritenuto sufficiente dai due usurai che pretendevano il pagamento di ulteriori 86mila euro.

Un’altra mandante del pestaggio è stata identificata nella 31enne romana Tamara Pisnoli, la quale in passato aveva acquistato dalla vittima una licenza per la produzione di energia elettrica mediante impianti fotovoltaici, pagandola 80mila euro che ora pretendeva di ottenere indietro con gli interessi, 150 mila euro, essendo venuto meno il suo progetto di impresa nel settore energetico. Teatro del sequestro, proprio l’abitazione della donna, sita in un lussuoso condominio del Torrino, dove la vittima era stata condotta e seviziata dai suoi sequestratori, quattro pregiudicati, assoldati e usati come ‘picchiatori’ dai tre mandanti.

Con la misura cautelare eseguita nel corso della notte, il Gip ha riconosciuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico delle 8 persone coinvolte nella vicenda, tutti italiani, non riconoscendo la sussistenza del reato di sequestro di persona, ma contestando i reati di estorsione aggravata, lesioni personali, rapina e usura e disponendo il carcere per 6 persone e gli arresti domiciliari per due la donna e uno degli esecutori. Gli arrestati sono stati condotti al carcere di Regina Coeli.

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