Bologna, 29 nov. (LaPresse) – Si è conclusa con un fuori programma la mattinata di protesta contro l’emergenza abitativa di Hobo. Il collettivo bolognese, sgomberato all’alba da via San Vitale, ha occupato un altro stabile, un edificio fatiscente in via Malaguti. Ma quando sono entrati, con tanto di fumogeni e lo striscione che battezzava la nuova occupazione, i giovani attivisti hanno scoperto che non era abbandonato. Un uomo con lunga barba bianca, che ha detto di essere il proprietario da mezzo secolo, ha fatto rientrare gli occupanti dal proposito di installarsi nello stabile, una villetta a due piani pericolante e apparentemente maltenuta. Ma non disabitata.

“Il nostro è stato solo un sostegno all’emergenza abitativa”, ha detto il collettivo, che scortato dalla polizia (in via Malaguti erano arrivate sette camionette, un folto cordone era pronto all’eventuale sgombero) è partito, stavolta in silenzio, verso piazza Verdi dove il corteo si è sciolto. Poco dopo le 7, questa mattina, la Digos era entrata in azione al 122 di via San Vitale, palazzina di proprietà di un privato occupata per un mese e mezzo. Due attivisti sono rimasti sul tetto, fino alle 12.50, quando sono scappati da una via laterale e sono stati inglobati dal corteo del collettivo, che si è snodato lungo i viali (rovesciando qualche cassonetto) fino a via Malaguti. Dieci persone, tra cui un minorenne romeno, sono state trovate nell’edificio e saranno denunciate. Lo sgombero è stato fatto in esecuzione di un provvedimento disposto dal gip Rita Chierici accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Augusto Borghini.

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