Napoli, 3 nov. (LaPresse) – Stamane è scattata una vasta operazione della polizia di Stato, coordinata dalla Procura Antimafia di Napoli, per eseguire 34 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti affiliati al clan Belforte di Marcianise, e in particolare della frangia egemone in Maddaloni. Le indagini condotte dalla squadra mobile di Caserta hanno svelato decine di estorsioni ai danni di imprenditori, commercianti ed operatori economici nel comprensorio di Maddaloni, Cervino e S. Maria a Vico. Tra le vittime anche i titolari dell’impresa aggiudicataria dell’appalto, del valore di 2 milioni di euro, finanziato in gran parte dalla Conferenza Episcopale Italiana, per la realizzazione di un complesso parrocchiale a Maddaloni. I destinatari della misura cautelare sono accusati di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, estorsioni, reati inerenti le armi, partecipazione ad un’associazione finalizzata alla detenzione ed allo spaccio di stupefacenti, delitti aggravati dalla metodologia mafiosa.
Le 34 ordinanze di custodia cautelare, di cui 28 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, sono state eseguite nei confronti di persone ritenute affiliate al clan Belforte detti ‘i Mazzacane’, e in particolare alla fazione attiva in Maddaloni, Cervino, Valle di Maddaloni e Santa Maria a Vico, a vario titolo indagati per concorso in associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, reati inerenti le armi, associazione per delinquere finalizzata all’acquisto, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish, delitti tutti aggravati dalla metodologia mafiosa e dal fine di agevolare il clan. L’operazione è stata coordinata dalla Dda di Napoli. La misura cautelare arriva al culmine di prolungate e meticolose indagini, anche tecniche, condotte dalla squadra mobile di Caserta e coordinate dalla Dda, sull’articolazione maddalonese del clan Belforte, originariamente diretta e organizzata dal suo capo storico Angelo Amoroso, sino al suo assassinio, avvenuto il 24 maggio 2006, e poi guidata dai pregiudicati Antonio Farina e Nicola Martino, sino al loro arresto nel 2009.
In particolare, le investigazioni hanno riguardato gli assetti del clan dal 2006 ai giorni nostri, ricostruendone l’organigramma ed individuando coloro che, nel tempo, si sono succeduti alla sua guida, e svelandone le attività criminali. In particolare le asfissianti e capillari condotte estorsive realizzate in danno di numerosi imprenditori e commercianti. Durante le indagini sono stati sequestrati alcuni fogli di appunti riportanti nominativi e cifre chiaramente riferibili ai ratei estorsivi richiesti dall’organizzazione agli operatori economici della zona. Il sequestro fu operato dalla squadra mobile di Caserta in occasione dell’arresto, il 27 gennaio 2011, per detenzione di armi e stupefacenti, di Pasquale Magliocca, assurto ai vertici dell’organizzazione.
Il ritrovamento di questi appunti ha consentito di ricostruire, nonostante l’ostinata reticenza delle vittime, un numero impressionante, oltre trenta, di condotte estorsive, tentate o consumate, poste in essere dagli affiliati in danno di cantieri edili, fornitori di calcestruzzo ed inerti, distributori di carburante, aziende di trasporto, commercianti ortofrutticoli, bar, negozi di abbigliamento. Secondo quanto appurato dalla polizia, non è sfuggito alle mire del clan neppure l’impresa edile aggiudicataria dell’appalto, del valore di oltre 2 milioni di euro, finanziato in gran parte dalla Conferenza Episcopale Italiana, per la realizzazione del complesso parrocchiale adiacente la chiesa di S. Maria Madre a Maddaloni.
Le indagini sono state suffragate anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Antonio Farina e Nicola Martino – che avevano assunto la guida del gruppo criminale dopo la morte di Amoroso – che hanno rivelato le nuove figure ai vertici della fazione, alcuni legati da vincoli familiari con gli affiliati già detenuti, come Vincenzo Micillo, Giuseppe Martino (fratello di Nicola), Giuseppe Ciardiello e Pasquale Magliocca, rispettivamente cognato e cugino di Nicola Loffredo; Andrea D’Albenzio, figlio di Giorgio e nipote di Clemente, storici esponenti del sodalizio, incarnandone l’ala più fedele ai Belforte. Inoltre, è stato accertato anche che alcuni degli affiliati indagati avevano costituito un?organizzazione attiva nel territorio di Maddaloni e zone limitrofe, per la gestione del mercato degli stupefacenti, in particolare di hashish, che operava parallelamente all’organizzazione camorristica, consentendo loro di integrare le entrate derivanti dalle attività estorsive.
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