Torino, 23 ott. (LaPresse) – “Dieci anni sono un’età importante. Dobbiamo ringraziare Carlo Petrini se siamo arrivati a questa edizione”. Lo ha dichiarato Piero Fassino, sindaco di Torino, inaugurando la decima edizione del Salone del gusto e Terra madre, ospitata da questa mattina al Lingotto di Torino, fino al 27 ottobre. “Tutto ciò che vediamo oggi – ha proseguito il sindaco – è nato da un’intuizione di Petrini, che poi è diventata pensiero, e grazie alla quale noi oggi abbiamo un’idea di cibo totalmente diversa. Poi questa intuizione è diventata un movimento, che ha avuto un’influenza sull’agenda politica e comune. Ed è diventata una visione, con un’accresciuta cultura del cibo, del bere, dell’ambiente”. “In questi anni è avvenuto un salto – ha sottolineato Fassino – Non solo il voler mangiare e bere bene, ma la consapevolezza che questo è un diritto. E che quel diritto deve essere riconosciuto, tutelato. Salone del gusto e Terra madre sono stati i vettori di questa nuova visione del cibo e della nutrizione”.

“La parola ‘sostenibilità’ – ha sottolineato Fassino – oggi è entrata nel linguaggio comune – La sostenibilità è una delle grandi cifre attorno a cui il mondo è stato sollecitato a ripensare l’idea di sviluppo. Eravamo abituati a considerare lo sviluppo come una linea infinita verso il progresso assoluto, ma oggi sappiamo che dobbiamo considerare criteri qualitativi, oltre a quelli quantitativi”. “Dico tutto ciò in vista di Expo 2015 – ha aggiunto – un evento dedicato al cibo come elemento fondamentale per ridefinire il rapporto tra uomo e natura e attorno al quale ridefinire la nostra idea di sviluppo e di crescita. Il cibo è diventato sempre più un fattore di investimento, di scoperte scientifiche, di creazione di lavoro, in definitiva: una leva fondamentale per lo sviluppo”.

“Non dimentichiamo – ha ricordato il sindaco di Torino – che al centro di questo evento c’è l’agricoltura familiare. Le famiglie di agricoltori che, attorno all’idea di una nuova qualità dell’alimentazione, hanno definito i nuovi profili dell’economia alimentare, la loro nuova identità e, soprattutto, un nuovo modo di essere di e tra le persone che lavorano nel settore agroalimentare”.

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