Genova, 3 ott. (LaPresse) – “E’ un’esasperazione dopo anni di lavoro e fatica dover arrivare a questo”. Michela ed Elisa, 40 anni di servizio a scuola l’una e 38 l’altra, a 62 anni mostrano le catene con cui si sono legate davanti al provveditorato agli studi di via Assarotti a Genova. Una protesta nemmeno troppo simbolica: i cosiddetti ‘quota 96’, circa 4 mila insegnanti in tutt’Italia si sentono ostaggi, “prigionieri del Governo” che quest’estate li ha beffati, facendo allontanare ancora una volta la pensione.
Quota 96 è la somma che consente ai docenti raggiungendo i 61 anni di età e 35 anni di servizio oppure i 60 anni di età e 36 anni di servizio, maturati entro la data perentoria del 31/12/2011, di andare in pensione. L’anno solare, però, non corrisponde con quello scolastico e nella scuola si può andare in pensione solo il 1 settembre. Tutto è nato dalla riforma Fornero, raccontano, che ha fatto per un errore terminare l’anno scolastico il 31 dicembre e non più il 31 agosto. Per questo Elisa, Michela e migliaia di colleghi sono rimasti bloccati alle loro cattedre.
“Un errore – spiegano – riconosciuto dallo stesso ministro Fornero ma per il quale, fino a oggi, non si è trovata una soluzione”. “Il nostro decreto è passato attraverso tre commissioni – dicono – ha avuto l’approvazione della Camera ad agosto, ma non è passato al Senato che ha stralciato l’emendamento e noi, anche quest’anno, siamo dovute tornare a scuola, mentre tanti giovani precari stanno ancora aspettando un posto”.
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