Roma, 10 set. (LaPresse) – Non è affatto “una bufala” il presunto legame tra gli sbarchi di migranti e la diffusione di malattie infettive nel nostro Paese. Ne è certa la Consap, la Confederazione sindacale autonoma di polizia, che in una lunga nota racconta la storia di un agente, il 50enne Alberto Mancini, in servizio presso la task force dell’Uri di Roma. “Dal febbraio scorso – spiega il sindacato – è stato impiegato presso il Cara(Centro accoglienza richiedenti asilo politico) di Mineo, dove ha lavorato senza mascherina con filtri di protezione e tuta di protezione, da maggio, agli sbarchi”. Per la Consap sarebbe stato sufficiente questo a farlo ammalare di tubercolosi. “Il poliziotto, già risultato positivo al test di Mantoux – prosegue il comunicato – dopo avere eseguito accertamenti più approfonditi presso l’Ospedale Spallanzani di Roma (Quantiferon ed RX), i primi di settembre è risultato, purtroppo, infetto con una diagnosi di ‘infezione tubercolare latente'”.

“Mancini adesso è un dirigente sindacale della Consap – spiega la nota – e per i prossimi due anni dovrà fare controlli ed esami per monitorare il suo stato di salute, benché bisogna ribadire con forza che non sia tubercolotico, cioè non ha sviluppato la malattia attiva, e non sia assolutamente contagioso. Intanto, l’altro ieri è venuta fuori la notizia di due poliziotti a Padova che hanno preso la scabbia e sono ricoverati in isolamento, nella speranza che durante l’incubazione della malattia, che va da 3 a 6 settimane i poliziotti non abbiano contagiato involontariamente qualcun altro!”.

“Siamo allo sbando – dice il segretario nazionale del Consap, Giorgio Innocenzi – e il problema più grave è che nessuno vuole assumersi le responsabilità di ciò che è accaduto”. “Peggio – continua -, c’è un chiaro tentativo di disconoscere gli errori fatti e, anzi, di nasconderne le conseguenze. Adesso chiediamo che i responsabili di quanto accaduto vengano individuati e subito rimossi”. “Mi dispiace – dichiara Igor Gelarda, segretario regionale di Consap Sicilia – che si siano scomodati in tanti a dichiarare che non c’è nessun rischio di tubercolosi o altre malattie tra le forze dell’ordine. Ci hanno accusato di raccontare bufale – prosegue -, di creare allarmismi, o peggio di razzismo. Questa è la realtà e non sciocchezze! Vogliamo solo la tutela e la salvaguardia dei poliziotti – conclude – di cui rivendichiamo la dignità professionale e umana”.

I due hanno lanciano un appello: “Chiediamo a tutti i poliziotti che hanno avuto a che fare con i migranti di contattarci per avere maggiori informazioni su come funziona la nostra class action contro il Ministero e poi, a chi ci amministra, diciamo basta usarci e mandarci allo sbaraglio, per mare, con l’accoglienza profughi, come per terra, nel nostro lavoro quotidiano di salvaguardia della sicurezza dei cittadini”.

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